“Aiutateci a salvare la valle che dà da bere a Varese”

Salone estense gremito per l'incontro dedicato alla tutela della Bevera, dove sarà riaperta una cava in un territorio già divorato da strade, discariche e cantieri

«Sono il sindaco di un comune devastato». Quella di Gunnar Vincenzi, davanti a un Salone Estense gremito di persone, è una richiesta d’aiuto. «Il territorio di Cantello sta soffrendo. Abbiamo già una cava in attività ed è stata autorizzata l’apertura di una cava di recupero, ci sono i cantieri dell’Arcisate-Stabio e una discarica svizzera vicino al confine, da qui passerà la Pedemontana e in questi giorni abbiamo scoperto anche una discarica abusiva di materiale. Basta questo per capire quello che stiamo subendo». La sua squadra, spiega, sta lavorando giorno per giorno per porre rimedio all’attività umana che si sta divorando il piccolo comune al confine tra il Varesotto e il Canton Ticino, ma è tutto complicato.
«Sono stato eletto perché nel mio programma avevo inserito la tutela dell’ambiente, poco dopo mi sono ritrovato ad aver di fronte tutti questi problemi, dovuti anche a scelte delle passate amministrazioni, decisamente più grandi di quanto un comune da solo può affrontare».

La riapertura della cava – La preoccupazione maggiore, quella che ha portato ad organizzare ieri sera l’incontro tra i sindaci e i cittadini al Comune di Varese, è la riapertura dell’ex cava Italinerti, più conosciuta con il nome "dei Trescali", come previsto nel piano cave. Si tratta di un progetto definito "di recupero" (guarda i dettagli) perché interverrà sull’area abbandonata dal 1986 per "rimetterla in sicurezza", ciò significa che si scaverà ancora estraendo materiale fino a rimodellare la collina e restituire una pendenza meno rischiosa. 

incontro contro la riapertura della cava italinerti di cantello Un comitato protegge l’acqua della Bevera – Ma i cittadini e le associazioni che hanno dato vita a un comitato in difesa della valle della Bevera, quell’attività non la vogliono. E i timori di chi ha visto gli effetti di un passato senza regole sono più che comprensibili. Proprio vicino a quell’area, spiegano, ci sono i pozzi dell’acqua della valle della Bevera, la riserva idrica di tutto il bacino di Varese: «Come facciamo – chiedono – ad essere sicuri che non saranno compromessi?». «Il problema – continua il sindaco – riguarda i cantellesi, certo. Ma anche i varesini e i varesotti. La revisione del piano cave sarà lunga e richiede anni ma una richiesta è già stata formulata.  Il comune ha chiesto di dimezzare almeno l’attività prevista e lo stesso cavatore ha presentato un progetto nel quale afferma di ridurre il quantitativo di 300.000 metri cubi in meno e di diminuire l’area interessata oltre ad assicurare che la lavorazione materiale non sarà fatta sul posto. Stiamo portando a casa il più possibile e continueremo a lavorare».  

Quali rischi per la falda? – «Compriamoci la collina», dicono i cittadini durante il dibattito: «uniamo le voci di tutti i comuni della valle della Bevera». Ma esiste davvero il rischio che gli scavi possano interferire con la falda acquifera? Secondo il geologo Alessandro Uggeri, ci sono delle possibilità che devono essere prese in considerazione: «L’area più interessata dall’attività della cava è quella dei tre pozzi di Valsorda a Cantello (foto a sin. di enzo Crenna). Bisogna premettere che una cava di recupero è per sua definizione più controllabile e meno impattante ma tuttavia si hanno delle escavazioni significative. Bisogna capire se il miglioramento in termini di sicurezza ottenuto giustifichi i rischi e l’opportunità di ricominciare a scavare. Sto approfondendo gli studi realizzati per conto dell’Aspem che in quella zona ha acquistato un campo per tutelare a monte le risorse idriche. Posso dire in ogni caso che la falda ha una vulnerabilità intrinseca: può essere raggiunta da inquinanti dovuti ad esempio alla rottura o a perdite degli organi meccanici oppure a recuperi fatti con terreni non adeguati». Durante la serata si è parlato anche della cava della Rasa, che solo sotto alcuni aspetti presenta una situazione simile . 

Che fare dunque? – L’avvocato Emanuele Boscolo che si sta occupando del caso non ha dubbi: «Bisogna portare avanti le istanze per il riconoscimento del Plis (Parco locale d’interesse sovracomunale) della Valle della Bevera. Quando si parla di diritto dell’ambiente bisogna riuscire ad alzare la dimensione di osservazione: innanzi tutto perché l’acqua è un bene superiore ad ogni confine amministrativo, è di tutti e in secondo luogo perché abbiamo una responsabilità nei confronti delle generazioni successive. Questo territorio fino ad oggi è stato considerato come luogo di appropriazione privata». Della vicenda si sta discutendo anche a livello europeo. «È importante che i cittadini continuino a dialogare con gli amministratori locali» ha aggiunto Arturo Bortoluzzi, organizzatore dell’incontro che ha visto la partecipazione di alcuni sindaci della zona oltre al vicesindaco di Varese, Giorgio De Wolf, il presidente di Aspem Varese, William Malnati e naturalmente i cittadini e i componenti del comitato. «Le associazioni – ha aggiunto – non vogliono impedire lo sviluppo ma non lasciar passare tutto per il gusto di far arricchire qualcuno. Siamo un territorio sufficientemente ricco per imporre quelle spese che servono a tutelare le preziosità del territorio. Non ci servono mezze decisioni ma decisioni piene di tutela».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Febbraio 2011
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