Gli amici dei detenuti in sciopero: “Soldiali con la loro protesta”
Parenti e conoscenti scrivono una lettera per esprimere la loro vicinanza alle persone detenute che manifestano e scioperano contro il sovraffollamento
I parenti e gli amici di alcuni detenuti nel carcere di Varese scrivono una lettera di sostegno alle persone in sciopero della fame contro il sovraffollamento e le condizioni di vita negli istituti penitenziari italiani
Siamo amici e conoscenti di alcuni detenuti del carcere Miogni di Varese. Scriviamo questa lettera-appello per a dare voce alla bellissima e coraggiosa lotta che loro conducono in questi giorni: contro le vergognose condizioni di sopravvivenza in cui sono costretti.
La loro lotta è cominciata il 23 giugno, in seguito all’appello di Marco Pannella ed ha conivolto i detenuti di tutte le carceri italiane.
Per diversi giorni sono state effettuate le “battiture dei blindati” (le porte delle celle), che sono state udite anche dagli edifici e dai passanti intorno a via Morandi, insieme al chiaramente distinguibile grido: “Liberta! Liberta!”.
Contemporaneamente è partito uno sciopero della fame a tempo indeterminato.
Quei detenuti che, per motivi di salute, non possono digiunare, stanno invece rifiutando il cibo che passa loro l’amministrazione (mattina, pranzo e cena).
Sappiamo con certezza che lo sciopero si è protratto fino al 19 luglio. Purtroppo le notizie sono a volte frammentarie e confuse, a causa degli enormi ritardi nella loro posta.
Nel disastro generale del sistema penitenziario nazionale, le condizioni del carcere di Varese sono fra le peggiori d’Italia. I detenuti sono più di tre volte quelli che la struttura potrebbe contenere e sono letteralmente stipati peggio degli animali: 6 persone in una cella di 6 metri x 2 mentre la legge italiana stabilisce che le misure minime per i box dei canili debbano essere, per ogni cane, di 9 metri x 4!
Gran parte dei detenuti sono rinchiusi per esperienze riconducibili alla tossicodipendenza (furti, spaccio, detenzione di sostanze, piccole rapine) .
I detenuti denunciano inoltre la vergognosa carenza di assistenza per coloro che necessitano di (riprendiamo le loro parole) “rimettere insieme i pezzi della loro vita fisica e mentale” e non hanno “nessuna prospettiva, né lavorativa, né di ricostruzione emotiva”.
Di seguito riportiamo il documento comune redatto dai detenuti di Varese, che riporta in calce 85 firme.
Ci uniamo a loro nel chiedere, e anzi pretendiamo, il rispetto dei basilari diritti umani, consapevoli che il riconoscimento di questi diritti è soltanto un primo passo, in quanto riteniamo che il diritto primario e fondamentale di ogni essere umano sia quello della libertà!
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Il documento comune sottoscritto da 85 detenuti del carcere di Varese
I detenuti del carcere di Varese sono solidali con l’iniziativa dei radicali e del loro leader On. Marco Pannella e con la sua protesta pacifica volta ad evidenziare lo stato di drammaticità della carceri italiane, per il rispetto dei valori, di civiltà e umanità di cui anche i detenuti hanno diritto in quanto uomini.
A questo proposito vogliamo citare l’Articolo 1 dell’Ordinamento Penitenziario
(L. 26 luglio 1975 n° 354 capo 1 – Principi direttivi)
“Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”
A questa protesta hanno già aderito oltre 18000 detenuti e circa 300 tra Parlamentari e uomini di cultura.
DICHIARIAMO:
“che è in atto una protesta pacifica per sensibilizzare gli organi preposti e i media riguardo la situazione delle carceri italiane”
EFFETTUEREMO LO SCIOPERO DELLA FAME A TEMPO INDETERMINATO!
Questa nostra adesione avrà le seguenti modalità:
lo sciopero verrà effettuato alternativamente da ogni piano dell’istituto penitenziario per la durata giorni 3.
(Da questa iniziativa saranno esentati tutti coloro che per motivi di salute assumono farmaci o terapie in modo da non gravare sulle loro condizioni fisiche)
I detenuti della Casa Circondariale di Varese
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