“Il sindaco Fumagalli teneva l’amica romena nella casa dei poveri”

Parlano in aula gli ex assessori Malnati e Nicoletti e un autista del comune: confermati i favori alle preferite dell'ex borgomastro leghista

Una bella ragazza romena, Elisabeta, veniva scarrozzata con l’auto blu del comune, mentre l’amica, la connazionale Ana, è stata alloggiata nella casa degli indigenti del comune stesso per almeno dieci giorni, e forse non era sola. Emergono prime conferme alle accuse del pm Agostino Abate nei confronti dell’ex sindaco Aldo Fumagalli, borgomastro leghista accusato di peculato e concussione, imputato nel processo in svolgimento al tribunale di Varese, davanti al collegio presieduto dal giudice Anna Azzena. Martedì mattina hanno testimoniato l’autista Guido Vanoli, e gli ex assessori Alessio Nicoletti e William Malnati. Vanoli ha confermato di aver trasportato, su ordine dell’allora sindaco, la sua amica romena, di averla portata a casa di Alessio Nicoletti a Reno di Leggiuno, dove tra l’altro quest’ultimo in una occasione cucinò una bella pastasciutta per tutti, e di averla anche accompagnata a un coloquio di lavoro con la titolare della cooperativa Settelaghi, colloquio che non andò in porto perchè la donna non aveva alcuna competenza. Vanoli ha anche confermato che la romena fu collocata in un appartamento in via Marzorati della stessa coperativa, una circostanza importante, perché concorrerà all’accusa di concussione ai danni dell’imprenditrice. L’autista insomma ha confermato che l’ex sindaco si adoperava per la ragazza dell’est, e che accompagnò a un colloquio anche un’altra donna, tale Ana, “una ragazzina biondina piccolina” ha riferito, che aveva prelevato a Travedona, a casa dell’amico costruttore di Fumagalli, il Pasin, già ascoltato in aula.
Che al sindaco piacessero le donne si vedeva – ha sostenuto Vanoli – ognuno ha le sue passioni…” . “Sì ma non è un reato…” gli ha risposto nel controesame l’avvocato difensore Cesare Cicorella. Ques’ultimo ha sostenuto che il teste avrebbe fatto dichiarazioni autoincriminanti, poiché non poteva non sapere che stava commettendo anch’egli un abuso. Ma il presidente Azzena lo ha stoppato, ricordando che il tribunale ha già convenuto che i testi, allo stato dei fatti, non saranno considerati indiziati.
Il testimone Alessio Nicoletti ha riferito che fu egli stesso a offire al sindaco la casa di Reno per ospitare la bella amica: ha spegato che non ricordava di preciso se il sindaco e la romena fossero andati via con l’auto blu, ma ha poi confermato le dichiarazioni rese a verbale in fase di indagine in cui affermava che l’auto comunale fu effettivamente usata. William Malnati ha invece parlato della casa di via Vetta d’Italia, una struttura per indigenti che Fumagalli ordinò fosse resa disponibile per l’amica romena. Il pm Agostino ABate ha insisito sul punto e si è fatto confermare che fu proprio Fumagalli a volerla piazzare in quelle stanze, nonostante non ne avesse i requisiti. Il funzionario Silvio Pieretti gli riferì che il sindaco insisteva per lasciarla stare ma lui la voleva allontare. “E lei cosa fece?” Ha chiesto il pm: “Gli dissi, proceda pure” ha risposto Malnati.
Pieretti riuscì a cacciarla una settimana dopo. Sulla scorta di quanto accaduto Fumagalli chiese alla giunta di rinunciare alla collaborazione di tutti i dipendenti di Palazzo Estense in “prestito” da altri enti. E guarda caso c’era solo Pieretti in quella condizione, visto che arrivava dalla regione Lombardia ma lavorava in comune da anni. Insomma, fu una tentata ritorsione, anche se poi Pieretti rimase a Varese e successivamente andò in pensione.  

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Pubblicato il 10 Gennaio 2012
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