L’ultimo grande abbraccio a Bacco

Chiesa strapiena e grande commozione per il funerale di Carlo "Bacco" Bacchin

Già la morte di per sé sembra assurda.
Ma la morte di un 24enne in un incidente stradale mentre andava a lavorare, e dove tutti gli occupanti delle vetture che si sono scontrate non si sono fatti quasi nulla, sembra un crudele dispetto del destino.
Ed è questo il sentimento che pervadeva, quasi fisicamente,  il funerale di “Bacco” responsabile dell’area gaming di Ngi, ossia l’animatore di una delle più grandi comunità virtuali italiane che nella casa del Signore (nel caso specifico, la chiesa parrocchiale di Biumo inferiore) è ritornato ad essere semplicemente Carlo Bacchin.
E proprio quella comunità virtuale, nel silenzio attonito dei partecipanti al funerale – concelebrato dal parroco di Biumo don Pino e dai due coadiutori della pastorale giovanile che si sono susseguiti nel corso della vita di Bacchin, don Paolo e don Michele – è ritornata ad essere semplicemente “una comunità” e ha fatto scoprire agli attoniti preti, ai genitori, ai parenti e vicini di casa, di quali capacità di unione e solidarietà “Bacco” era stato capace di costruire in vita.

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L’ultimo saluto a Carlo “Bacco” Bacchin 4 di 10

«In questi giorni di lacrime scopriamo un Carlo nuovo, silenzioso e discreto ma fecondo di vita e di speranza, che alle parole ha proposto il linguaggio dei fatti – ha sottolineato il parroco di Biumo nell’omelia   Ha radunato a sé una intera comunità, cosa non facile in questi tempi individualisti. Così, nella discrezione del suo passaggio, ci ha insegnato la sapienza del vivere».  

Ed è la funzione a far emergere un Carlo taciturno, figlio difficile da interpellare perché sempre al computer, oggetto tanto importante da essere portato – nella forma del suo mouse – come offerta durante il rito dell’offertorio. «Parlare con Carlo era un’impresa – ammette pubblicamente mamma Giovanna durante l’intervento finale, di fatto un lungo elenco di ringraziamenti a tutti coloro che sono stati vicini alla loro famiglia in questi terribili giorni – ma in questi giorni ci siamo a lungo domandati con Ruggero (il padre, ndr) se l’avessimo mai conosciuto davvero, quando siamo stati travolti dalla vicinanza di tutti i suoi amici » Mamma Giovanna così sente la necessità di ringraziare, insieme ai compagni di quel lavoro che era innanzitutto una passione, anche «Gli amici di internet, sconosciuti ma cosi presenti con i loro messaggi». E ringrazia, come don Pino, la vicinanza dell’azienda per cui lavorava, innanzitutto una comunità che si è stretta per quello che così ovviamente si può chiamare “ultimo abbraccio”, ma che in questo caso aveva un senso potentissimo.

Fuori dalla chiesa, strapiena, c’era chi faceva l’ultima volontà di Carlo, l’unica che ha potuto esaudire, visto che la sua volontà di donare gli organi – espressa alla madre “nel caso gli fosse successo qualcosa”  pochi giorni prima di morire – non ha potuto essere messa in pratica per la brutalità dell’incidente: amici raccoglievano infatti somme estemporanee da donare all’Aibo, l’associazione per i bambini in ospedale, di cui Bacco si occupava in vita. Quella vita di carne, finita presto ma da grande, pronta a sollevarsi “su ali d’aquila” come il canto del salmo ha promesso, aldilà della nostra piccola impossibilità a separarci dal dolore della perdita, in attesa di riconoscere il dono che proprio questa tragedia ha svelato: «Non ci eravamo quasi accorti di te, ora abbiamo scoperto che sei un grande – ha detto don Pino nell’omelia –  E anche questo è vangelo».
(Carlo "Bacco" Bacchin è ora al cimitero di viale Belforte a Varese)

Al funerale di Bacco, diventa reale la comunità virtuale

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Pubblicato il 20 Aprile 2006
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