La città del “non fare”, le lettere

Le risposte all'editoriale "conservare ammazza"

Al Sindaco di Cazzago Brabbia

Sig. Massimo Nicora

 

Illustre Sindaco,

                       mi consenta innanzitutto un cordiale rilievo.

Lei, al pari di tanti altri politici (perché anche Lei, come me, come tutti quelli che si occupano della “cosa pubblica” è un politico e non capisco quindi il richiamo, un po’ fastidioso, a lasciar perdere le “questioni politiche”, le “schermaglie politiche”, ecc.) indugia nell’affermazione “amo il mio paese”.

Come se gli altri, che magari non la pensano come Lei, non fossero “amanti” del proprio paese solo perché avanzano proposte diverse e/o critiche a “chi comanda”.

Vogliamo, o dovremmo volere, tutti bene al proprio paese e non so poi chi è titolato a distribuire patenti di “amore paesano” più o meno autentico.

Ciò premesso, ho letto con interesse le “difese” sulle scelte operative per la pista ciclabile che corre nel Suo Comune.

Non ho alcun titolo per contrastarLe o di non credere alle Sue ragioni.

Non comprendendo (o forse si) i motivi della polemica con me e della Sua risposta un po’ “piccata”, mi limito solo ad osservare che, a più livelli, sia in sede politica che in sede tecnica, tali scelte sono apparse – ad alcuni – motivate (si fa per dire) dalla tutela, fin troppo eccessiva, della “privacy” di “qualcuno” che risiede a Cazzago Brabbia, facendo con ciò mutare il percorso e, soprattutto, lievitare i costi.

Prendo però atto delle Sue osservazioni e mi riprometto – a pista terminata – di farci un giro, anche se conosco un poco il Suo Comune transitandovi almeno due volte al giorno.

Infine, “senza illazioni” e con “razionale dimostrazione”, confermo – per quanto riguarda l’HUB di Gavirate, argomento per il quale credo di avere voce in capitolo essendo rappresentante di un buon numero di cittadini – tutto quello che ho detto con la precedente mia lettera al Direttore Giovannelli.

Cordialmente.

   LORENA LUINI  
                 
 Consigliere Comunale di Gavirate

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Egr. Sig. Marco Giovannelli,

ho letto con un certo interesse il suo editoriale e la sua risposta all’arch. Mozzoni.

Sono sinceramente sorpreso e stupito da questa particolare attenzione da parte della redazione di VareseNews nei confronti del tanto augurato albergo alle Ville Ponti.

Già a suo tempo mi trovai a rispondere a Del Frate in merito alla domanda:

hanno idea di dove si trovi il terreno su cui dovrebbe nascere il nuovo hotel di Villa Ponti?”

E avevo esposto le mie perplessità ambientali e viabilistiche sul progetto.

Mi permetto di dirvi che un albergo nella zona di Biumo Superiore non sarebbe per nulla rispettoso di alcunché.

Penso di parlare a ragion veduta, dato che abito nella zona indicata per la costruzione di questo albergo. Albergo che sembra debba risollevare le sorti del turismo di Varese (dice Jobst Leyendecker da Cunardo).

Mi risulta che stiano già costruendo un albergo in Viale Aguggiari, ci dovrebbe essere un altro progetto di albergo in via Como, ci sarebbe la volontà di Caravati a costruire (a proprie spese) un albergo di fronte allo stadio… Ma, l’albergo più importante DEVE ESSERE nei pressi delle Ville Ponti. Perché?

Perché così i partecipanti ai congressi possono passeggiare nel parco per 5 minuti prima di giungere alla sala congressi? Bene, di minuti glie ne facciamo fare 10, e tutti gratis! Perché non sfruttare aree dismesse come quelle presenti in via Carcano (ex-metallurgia e ex-segheria)? Dove non ci sarebbe bisogno di abbattere alberi e stravolgere l’ambiente circostante, ci si troverebbe a 5 minuti dalle stazioni (FNM e FFSS). Poi con una semplice passeggiata per viale dei Mille e via Masolino da Panicale (pedonale) potrebbero giungere facilmente (certo è un in salita, ma l’esercizio fisico fa bene) all’ingresso delle ville Ponti senza influire minimamente sul traffico automobilistico. Poi, per chi ha difficoltà motorie, si possono organizzare pullman navetta dall’albergo al centro congressi.

Le semideserte “stradine” (e sono stradine, caro Paolo Franzelli) non verrebbero minimamente intaccate dal traffico delle auto dei congressisti e dai camion dei fornitori per l’albergo (eh già, un albergo ha bisogno di rifornimenti continui).

Già a suo tempo avevo fatto alcune domande (che ancora non hanno ricevuto risposta):

Quanti alberghi ci sono in Varese?

Corrispondenti a quanti posti letto?

Quanti di questi posti letto sono usati?

E per quanti giorni all’anno?

Non sarebbe meglio rivalutare l’albergo del Campo dei Fiori (dove, al momento, vengono parcheggiate le antenne)?

 

Le domande di Lorena Luini sono pertinenti: “Perché insistere in un vicolo stretto (e cieco)?” e “Non era meglio mettere sul piatto altre soluzioni?”

Io un paio di proposte le ho messe sul piatto, qualcuno mi dia una risposta tecnica sulla fattibilità.

 

Non sarebbe meglio per la Camera di Commercio far diventare le Ville Ponti realmente un parco aperto al pubblico (come i Giardini Estensi) aprendo l’ingresso di via Cadolini e re-installando le panchine. O c’è da pensare che l’intenzione fin dall’acquisizione era di lucrarci sopra?

Effettivamente quello che manca in questa zona della città è un parco pubblico dove i genitori possano accompagnare i bambini a giocare in mezzo al verde. Il massimo che ora possiamo fare è passeggiare nelle stradine semideserte (per fortuna).

Riprendo le parole dell’architetto Mozzoni: servono buon senso e intelligenza.

Doriano Biondelli

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Caro Direttore,

leggo un poco sconcertato il suo editoriale "Conservare ammazza". Non pensavo fosse nel suo stile accatastare in un singolo discorso questioni differenti "omogeneizzandole" ad arte per trarre conclusioni a mio modo di vedere quanto meno affrettate e superficiali.

Non conosco in dettaglio la questione del carcere, ma quanto ho letto in tra l’altro soprattutto su VareseNews mi ha portato a formarmi l’opinione che non sia proprio il caso di costruirlo. Ora il suo editoriale mi suggerisce il contrario, senza peraltro fornire alcuna spiegazione ma soltanto affermando che vi sono cose "torbide e complesse" e "scomode verità". Potrebbe conoscerle anche un lettore ingenuo e sprovveduto come me?

Conosco un po’ meglio la storia della pista ciclabile, ma su questa non mi dilungo: ho letto or ora l’intervento del sindaco di Cazzago Brabbia, che ho trovato alquanto pacato, circostanziato e convincente. Attendo controdeduzioni.

Ancor meglio conosco la situazione di Biumo. Scrissi pure una lettera di dissenso quando ne parlo’ (coi suoi stessi toni) l’amico Del Frate (lettera che non fu pubblicata e di cui non ebbi alcun riscontro: niente male, comunque). In proposito ribadisco quel che ebbi a dire allora: chi sostiene l’opportunita’ di costruire un albergo in quella zona puo’ farlo in buona fede soltanto non conoscendola! Piuttosto, proviamo a ragionare sulle innumerevoli aree industriali dismesse che imbruttiscono Varese (a cominciare da quella in Via

Carcano, giu’ giu’ fino in Valle Olona): vedra’ che si trovano occasioni a bizzeffe per riqualificare la citta’ e il territorio senza soffocare ulteriormente una zona gia’ obiettivamente ingolfata.

Mi sembra invece di poter condividere le sue considerazioni sull’hub olimpico di Gavirate: a questo punto temo pero’ di farlo soltanto perche’ si tratta dell’unica questione di cui non so nulla. Saro’ quindi lieto di leggere approfondimenti in proposito, cosi’ da potermi formare un giudizio fondato.

Con i piu’ cordiali saluti,

Marcello Calabrese

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Caro direttore,
in pochi mesi siamo passati dalla Giunta degli annunci roboanti (Fumagalli)  a quella dei disannunci dimessi (Fontana). Fumagalli, a vuoto, annunciava il nuovo teatro, l’acquisizione della caserma Garibaldi, la tangenziale est, attesa da quaranta e passa anni, autosilos a gogò lungo il ring e soprattutto acquisizioni di immobili. Sappiamo tutti come è andata a finire.
Fontana e i suoi assessori in meno di due mesi di governo mandano invece a dire che per l’illuminazione – disastrosa in pezzi nevralgici della città – bisogna aver pazienza. Ma il tanto esaltato, a sinistra, commissario di governo non aveva firmato un contratto con la società Enel Sole, se non mi sbaglio, che avrebbe dovuto risolvere rapidamente il problema? Tre giorni fa il sindaco raddoppia comunicando che il rondò di largo Flaiano, ennesimo" annuncio" dell’ex primo cittadino  – il micidiale incrocio tra autostrada e la viabilità cittadina – << rischia di essere inutile>> ,dunque meglio una pausa di riflessione soprattutto in vista di un possibile accorpamento della stazioni ferroviarie- se ne parla da almeno vent’anni – e conseguente modifica della viabilità. Può darsi che il sindaco abbia ragione e che i finanziamenti della Regione – peraltro sempre ondivaghi-  vengano dirottatti  su un progetto più utile e risolutivo per la città.come appunto quello delle stazioni. Ma con quale concretezza e in che tempi?
Chi segue con un minimo di attenzione le sorti cittadine non può non preoccuparsi e non può non temere che, alla fine, prevalga come quasi sempre a Varese, la "politica del non fare", dei progetti nel cassetto, delle chimere come il teatro polifunzionale, del trambus patrocinato dal sindaco  politologo e allora leghista Raimondo  Fassa. In merito non si è mai saputo con esattezza quanto sia costata quella chimera  in studi preliminari, predisposizione di corsie protette e semaforizzazioni in serie? Qualche preoccupazione l’abbiamo anche per i " mondiali 2008" ma ne parleremo in altra sede.
Ecco non vorremmo che questa fosse la china su cui si stesse incamminando anche questa giunta, sommessamente, << poco poco, piano piano>> come dice l’ineffabile Marzullo.
Cesare Chiericati

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Gentile Signora
Lorena Luini
Consigliere Comunale di Gavirate
Lista “Uniti per Gavirate”,
leggo nel suo intervento di oggi su Varesenews ( http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=53718 ) questa affermazione:
"Ed infine, sorvolo – per carità di patria – sugli effetti, e relativi costi, prodotti a Cazzago Brabbia dai “desiderata” di qualche “notabile” politico locale, interessato – guarda caso – anche al Centro di Gavirate!"
Noto con un certo dispiacere che il mio recente tentativo di fare chiarezza sulla questione è purtroppo caduto nel vuoto.
Il mio intento era quello di portare elementi "concreti" e "costruttivi" alla discussione relativa alla pista ciclabile di Cazzago Brabbia. L’ho fatto, credo, con precisione e puntualità, dando la parola ai fatti e smentendo con argomentazioni esaurienti e fondate le voci che, per la superficialità di alcuni, continuano a diffondersi.
Temo però che questo tentativo sia stato inutile dal momento che c’è chi si ostina a fare affermazioni apodittiche che hanno solo il mero significato di parole in libertà.
Evidentemente non mi sono espresso bene e quindi, a costo di sembrare noioso (e me ne scuso), mi ripeto: non ci sono affatto "desiderata" di chicchessia, soprattutto di qualche notabile politico locale. Non so più come dirlo e farlo capire… Le motivazioni le ho già espresse in modo articolato nella mia lettera precedente al Direttore. Mi permetto di invitarla a rileggerla con maggiore attenzione.
Se ha argomenti altrettanto concreti da porre sul tavolo della discussione la prego di farlo. Credo infatti che il dialogo sia l’unico strumento che conduca alla verità.
Se invece così non fosse sarebbe più opportuno e serio evitare facili illazioni senza darne adeguata e razionale dimostrazione.
Mi scusi, ma è troppo comodo lanciare accuse senza poi suffragarle con prove concrete.
Non sono certo io che devo difendere la persona cui evidentemente si riferisce questa sua affermazione, ma ho voluto comunque intervenire perché la ritengo lesiva per l’Amministrazione che con orgoglio mi trovo a rappresentare.
Vede, per me non è una questione di rivalità o schermaglie politiche che sembrano oggi tanto andare di moda. Se vuole continuamente criticare l’Amministrazione di Gavirate faccia pure, è un suo diritto-dovere come consigliere di minoranza. Leggo anche con un certo piacere le vostre discussioni, perché il confronto è il sale della vita e della buona amministrazione. Ma lasci fuori Cazzago dai suoi giochi politici se non ha un’esaustiva e puntuale conoscenza dei fatti. Vede, la questione è molto più profonda. Forse è difficile da comprendere per lei e altri, ma provo lo stesso a spiegarmi: a Cazzago Brabbia c’è ancora gente che ama il proprio paese e cerca di fare tutto quello che sia possibile per il suo bene: in maggioranza come all’opposizione. Senza che qualcuno possa permettersi di influenzare le decisioni per propri interessi personali.
Qui è l’interesse comune che viene prima di tutto. Le schermaglie e le ripicche politiche sono solo un "flatus vocis" e lasciano sempre il tempo che trovano. Può dirsi così anche di altri paesi? Forse sarò giovane e pure un po’ ingenuo. Ma preferisco rimanere così e sostenere le mie tesi con la forza dei fatti e non con le semplici chiacchiere. Rinnovo dunque anche a lei l’invito a venirmi a trovare. L’accompagnerò volentieri lungo il tracciato della pista per farle constatare di persona la bontà delle scelte che sono state fatte. A volte vedere e toccare con mano vale più di mille sterili discussioni.

Cordiali saluti
Massimo Nicora
Sindaco di Cazzago Brabbia

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Caro Direttore,

forse “conservare ammazza” ma certamente “cambiare male” è peggio! No, la Sua difesa dei presunti cambiamenti previsti per Varese ed il Varesotto stride con la realtà delle cose.

Premesso che:

1°) chi Le scrive non è affatto a difesa dello status quo;

2°) chi Le scrive desidera innovazione, sviluppo, concretezza, una politica del “fare” e non dell’“apparire”; per cui:

· sì a Varese (meglio, a Gavirate) al centro europeo per gli sportivi australiani;

· sì a Varese ad un centro importante per il turismo, in particolare per il turismo/congressuale.

Ma, ciò detto, i Pubblici Amministratori (o gli Enti deputati, vedi Camera di Commercio) si sono mossi bene e correttamente, per raggiungere questi due importanti obiettivi?

A mio parere no e mi spiego:

         per Gavirate (Hub sportivo per gli Australiani) le mie critiche, con il collega consigliere Cassani, vertono su questo. Con l’operazione in questione è prevista una diversa destinazione d’uso dell’area, oggi destinata a spazio verde pubblico, domani – recintata – ad uso esclusivo dell’operatore privato (per 50 anni passa di mano dal Comune alla Provincia!); si distolgono 800.000,00 euro che dovevano essere finalizzati allo sviluppo dell’attività del centro remiero, tanto prestigioso per Gavirate; il progetto preliminare – per quel che si conosce – sembra prevedere un’edificazione maggiore di quella che c’è attualmente per cui lascio immaginare l’impatto ambientale in un’area anche di interesse naturalistico. Tutto quanto sopra – ed altro ancora – senza alcun ritorno certo ed apprezzabile per i gaviratesi.

I Pubblici Amministratori, comunali e provinciali, hanno affermato che ci sarà – forse – uno sviluppo turistico a traino degli atleti australiani; bene, ricordo a chi non lo sapesse o finge di non sapere, che le barche con a bordo gli atleti australiani di canottaggio, così come altre nazionali europee, solcano il nostro lago e frequentano il centro remiero di Gavirate da oltre dieci anni e non mi risulta, ma soprattutto non risulta agli operatori economici del mio “paese”, un beneficio in termine di “cassa” o di immagine;    

         per Varese (albergo di Ville Ponti). Ma Le pare serio che un Ente, senza neppure preventivamente riflettere se chi di dovere (il Comune) possa autorizzare o meno la costruzione di una simile struttura, si imbarchi nell’avventura con progetti/bandi di concorso/pubblicità sui giornali, ecc., spendendo ad oggi parecchie migliaia di euro, per poi vedersi “stoppare” subito l’iniziativa dagli Uffici comunali preposti nonché dal “monito” della Soprintendenza ai Beni Ambientali?

Io, in teoria, potrei anche essere d’accordo sul progetto, ma se non si può fare (per ostacoli vari, regolamentari e di legge) perché insistere in un vicolo stretto (e cieco) sin dall’inizio? Non era meglio pensare, e mettere sul piatto, altre soluzioni?

Come vede, non è il merito dei problemi che trova la sottoscritta contraria ma le   soluzioni inappropriate che vengono proposte.

In nome del “fare” bisognerebbe dire comunque si a qualunque costo? Io dico di no!

Facciamo le “cose” ma facciamole bene!

Non ci si infastidisca poi se, fuori dei Palazzi, qualcuno dice di no non per partito preso ma per contrastare idee e progetti che cozzano contro (oltre che alle Leggi ed ai Regolamenti) al buon senso comune!

Ed infine, sorvolo – per carità di patria – sugli effetti, e relativi costi, prodotti a Cazzago Brabbia dai “desiderata” di qualche “notabile” politico locale, interessato – guarda caso – anche al Centro di Gavirate! In nome di questo “nuovo” fare dovremmo dire di sì?

La ringrazio per la pubblicazione, con distinti saluti.  

Lorena Luini

Consigliere Comunale di Gavirate

Lista “Uniti per Gavirate”

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Caro Direttore,

da anni leggo ormai con interesse il suo giornale e l’ho sempre apprezzato per la schiettezza e la capacità di innescare la scintilla della discussione.
Leggo giusto ora il suo intervento dal titolo “Conservare ammazza” e mi sono soffermato su questa frase: “Basta un "notabile" politico e la pista ciclabile a Cazzago deve trovare contorsioni al proprio tracciato”.
So che difficilmente potrà servire a qualcosa sottolinearlo ancora una volta, ma questa affermazione non corrisponde a verità come avevo già avuto modo di ribadire al suo collaboratore Tommaso Guidotti quando scrisse qualche settimana fa un pezzo proprio sulla pista ciclabile.
Sono io il primo ad essere a conoscenza di queste voci e illazioni, ma il fatto che un’affermazione falsa come questa continui ad essere ripetuta purtroppo non la fa diventare eo ipso una verità. Non è infatti sempre vero che Vox populi vox Dei…
A suo tempo l’Amministrazione Comunale di Cazzago Brabbia ha fatto delle scelte che possono certamente essere condivisibili o non condivisibili, ma assolutamente mai, e sottolineo mai, tali scelte sono state dettate dall’interesse personale di chicchessia. E sostenere il contrario senza provare la veridicità delle proprie affermazioni non è il giusto servigio che possiamo fare alla ricerca della verità.
Per questo approfitto e un po’ abuso dello spazio che vorrà concedermi per entrare nei particolari della questione. Forse in questo modo si eviteranno in futuro giudizi superficiali dettati dalla nulla o scarsa conoscenza dei fatti.

Premessa: il progetto della pista risale alla precedente Amministrazione di cui la mia è la naturale prosecuzione. Ed è un progetto che condivido nelle sue linee generali e nella sua realizzazione. Lo specifico perché non si pensi che in qualche modo voglia lavarmene le mani. Ci sono già troppi Ponzio Pilato in circolazione.
Perché la pista passa esternamente al paese e non al suo interno? Per diversi ordini di motivi (ripeto, condivisibili o meno, ma rispettabili perché derivanti da scelte autonome, senza influenze di nessun genere. Lo ripeterò fino allo sfinimento, anche a costo di sembrare noioso, pur consapevole di non riuscire certo a far cambiare opinione a chi, anche tra i miei concittadini, ormai ha delle idee preconcette saldamente radicate.)

1. Se fosse passata all’interno, per intenderci proprio di fronte alla casa nel suddetto “notabile” non sarebbe certo stata una pista ciclabile. In altre parole ci saremmo trovati in località Cazzago Brabbia di fronte a una situazione che ritengo quantomeno paradossale: una pista ciclabile di circa 3 Km di cui più di 2/3 sarebbero corsi su strade a normale traffico automobilistico. Credo che una pista ciclabile abbia senso solo se proceda su una sede propria in modo tale da garantire la sicurezza dei suoi fruitori. Questo è anche il motivo che mi ha portato a far modificare nel mio primo anno di mandato il tratto finale della suddetta inizialmente previsto in sede promiscua.

2. Se fosse passata all’interno sarebbe arrivata sicuramente molta gente in centro paese. Ora, il centro di Cazzago, per chi lo conosce, presenta strade nelle quali passa a malapena un’automobile (vedasi proprio la strada che dal centro conduce al Lago). È inutile sottolineare le situazioni di pericolo che si potrebbero venire a creare. Soprattutto per i bambini. E qui parlo da ciclista più che da Sindaco in quanto protagonista mio malgrado di uno scampato incidente (ringrazio il santo protettore dei ciclisti se mai esiste…) in un altro punto della pista ciclabile che passa proprio attraverso le strade di un paese che si affaccia sul lago. Proprio come Cazzago.

3. Da sempre Cazzago Brabbia convive suo malgrado con la S.P. 36 che di fatto lo taglia a metà. Si tratta di una strada a forte traffico, soprattutto pesante, dove purtroppo negli anni sono morti anche dei pedoni. Ecco allora la necessità di unire le due parti del paese con un sottopasso che consenta un attraversamento in totale sicurezza. È costoso? Certo, ma mai quanto una vita umana salvata. È stato un grosso fastidio per gli abitanti dei paesi limitrofi che durante i lavori si sono visti deviare il traffico sulle loro strade? Certamente. Per questo li ringrazio della loro della pazienza. Ringrazio soprattutto il Sindaco di Inarzo Sig. Francesco Casola e la protezione Civile per l’impegno dimostrato in questa situazione, nonché i tecnici della Provincia che ci hanno dato una mano per rendere il meno pericolosa possibile questa viabilità alternativa. Ma credo, mi si consenta il paradosso, che proprio tale situazione abbia fatto toccare con mano (purtroppo agli abitanti di Inarzo) il carico di traffico che interessa la S.P. 36 in territorio cazzaghese avvalorando di conseguenza ancora di più (se mai fosse stato necessario) la scelta di realizzare un sottopasso. Le dirò di più. In tale ottica ben venga anche il secondo sottopasso nei pressi del Cimitero che consente l’attraversamento sicuro in un altro punto nevralgico del paese e soprattutto permette di chiudere l’anello circumlacuale, cosa per una serie di motivi impossibile da realizzarsi nel territorio di Biandronno.

4. Una pista ciclabile ha un duplice costo: quello relativo alla sua realizzazione e quello per la sua manutenzione. Mi chiedo allora: perché un comune piccolo come il nostro dovrebbe sobbarcarsi questi costi? Per consentire a migliaia, anzi, centinaia di migliaia di persone che vengono da fuori di passeggiare o pedalare in tutta sicurezza? No. O meglio, non solo. Se come Sindaco devo pensare principalmente al bene del mio comune vorrei almeno che un’opera di questo genere portasse dei vantaggi concreti e tangibili per la gente di Cazzago e non solo dei costi. Ecco allora i sottopassi ed ecco anche la riqualificazione, attesa da decenni, di un luogo simbolo del nostro paese come la cappella della Madonna della Fornace. Sono interventi che si inseriscono certo nel più ampio progetto della ciclabile, ma che hanno una ricaduta immediata in termini di beneficio su tutto il paese.
Quante volte abbiamo assistito alla realizzazione di grandi opere, soprattutto in occasione di importanti avvenimenti, che poi, una volta terminati questi avvenimenti, poco o nulla sono servite agli abitanti del luogo? Ecco, questo non è il caso di Cazzago.

5. Faccio un’ulteriore considerazione giusto per dare un quadro il più esaustivo possibile. Perché la pista non passa vicino al Lago? Come lei saprà (semplifico molto per essere il meno burocratico possibile) la zona nei pressi del Lago di Varese è stata recentemente definita Zona di Protezione Speciale e come tale soggetta a tutta una serie di vincoli. Questo fatto rappresenta, per il Cazzaghese che ama il suo Lago, solo un’ulteriore conferma della peculiarità di un luogo che deve essere salvaguardato e protetto e a posteriori appare come un’ulteriore buon motivo per prevedere altrove il tracciato della pista. Non so se lei ha avuto modo di percorrere a piedi il tratto che dal cosiddetto Lago di Piazza conduce al Pizzo di Bodio passando attraverso boschi e sentieri. Se così fosse stato avrebbe avuto di constatare la bellezza e la tranquillità di questi luoghi e di toccare con mano quella che è una caratteristica fondamentale di questa parte del Lago: il suo essere selvaggio, anzi, dirò con termine più calzante, “selvatico”. E mi creda, far passare una pista ciclabile qui, nel punto più bello di tutto il Lago, sarebbe stato una violenza che avrebbe snaturato irrimediabilmente l’essenza del luogo. Senza contare poi problemi di ordine meramente tecnico come i terreni molli e spesso allagati (quando c’era l’acqua mi verrebbe da dire…, ma speriamo che torni presto) oltre che la manutenzione continua che si sarebbe dovuta prevedere.

Ci sarebbero forse altre cose da dire e da approfondire, ma credo che il quadro della situazione sia ora forse un po’ più chiaro.
Concludo questo mio lungo e forse noioso intervento con l’invito personale di venirmi a trovare una volta che la pista ciclabile sarà terminata. Sarà un piacere fare una bella passeggiata in bicicletta e discutere con lei faccia a faccia di questa o di altre tematiche contingenti. Forse si convincerà della bontà delle scelte di queste Amministrazione. O forse no. Ma almeno avremo passato una bella giornata in mezzo al verde e non in ufficio davanti a un computer.

Cordiali saluti

Massimo Nicora
Sindaco di Cazzago Brabbia

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Caro Direttore, 
che bello se potessimo con trasparenza ragionare del futuro della nostra città,  e ancor meglio sul fatto che davvero Varese giochi il ruolo di capoluogo di provincia .

In questi ultimi anni abbiamo esempi  innumerevoli di città che  hanno conquistato i loro cittadini su progetti ambiziosi e proprio in questi casi,  in primo luogo,  i sindaci e  gli amministratori locali sono diventati protagonisti delle proposte e garanti delle realizzazioni. 
Condivido che l’’immobilismo che sta perpetuandosi nell’indifferenza totale fa il paio con chi invece dentro questa situazione difende i propri interessi piccoli o grandi. E se in genere quelli dei comitati sono legittimi e dichiarati e ti inducono ad un confronto pubblico, quelli nascosti sono invece molto  più difficili da individuare e da contrastare. 
Con il tuo editoriale hai avuto il pregio di  portare a conoscenza  quello che in molti pensano e quando si trovano, scuotendo la testa, si dicono. Io aggiungo che se è vero che Varese in questi anni ha scelto di “volare basso” pensando che se cadi ti fai meno male, è altrettanto vero però che sei comunque caduto. Il difficile è rialzarsi, ma ce la si può fare. 

Un caro saluto 
Ivana Brunato
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Caro Direttore,
solo poche parole per complimentarmi per la chiarezza, finalmente, del tuo articolo.
Conservare ammazza non solo ogni idea di sviluppo ma anche la volontà di chi, credi, con totale disinteresse personale cerca di mettersi in qualche modo al servizio della propria città per vederla più bella, interessante, stimolante.
Spero che più voci come la tua di oggi servano a cambiare qualcosa…….

Cordialmente.
Michele Graglia

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Caro Varesenews,
Finalmente ci siamo arrivati anche noi! Abbiamo iniziato in sordina, con i comitati contro le antenne dei cellulari, contro la bretellina Borri Gasparotto, ci siamo inventati il Parco Sud, i nostri esperti hanno decretato che il transito di 150 macchine in più una o due volte la settimana sono un prezzo troppo alto da pagare per le semideserte stradine dell’intoccabile quartierino di Biumo. Perfino un parcheggino nel "dente mancante" urbanistico della Via Luini", ignobile colata di cemento, è stato bloccato! E allora, tutti insieme in coda sulla bretella, festeggiamo con i campani "No-Trash" e i piemontesi "No-Tav". anche noi abbiamo bloccato tutto il bloccabile. Ritroviamoci a festeggiare sulle nostre rotondine nuove di zecca, o sul lercio nuovo sagrato laico della Piazza Monte Grappa, uniche opere pubbliche che abbiamo concesso a chi ci governa. Dobbiamo esserne orgogliosi, anche a Varese è sbarcata la democrazia diretta!

Paolo Franzelli
Varese
 

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Al direttore di Varesenews, Marco Giovannelli. E a Varese, la Città Giardino.

Egregio direttore,

leggo la sua boutade intitolata "conservare ammazza" pubblicata a gran voce nella prima pagina del suo giornale on-line e mi riferisco al progetto dell’albergo delle Ville Ponti. Lei usa il potere a sua disposizione, quello mediatico, con la stessa violenza della Camera di Commercio, la quale acquista intere pagine de La Prealpina per  strillare e scalciare come un infante al quale non sono stati  regalati i balocchi.
Credo che i pareri, almeno da parte del direttore di un giornale anche parziale, dovrebbero essere abbondantemente sostanziati. E lei nel suo articolo ignora alcuni importanti elementi. Non è vero che sono "tutti d’accordo" sul progetto. Lei non considera i cittadini, che respingono l’idea di una costruzione devastante sotto molti punti di vista: ambientale, culturale e urbanistico. Probabilmente lei non sa che Biumo Superiore è un quartiere complesso, gradevole, ampio e prezioso. Altrimenti non si spiegherebbe il "no" deciso dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali (dimenticava anche questo), che avrà ben valutato le pesanti ripercussioni culturali e pratiche che la cementificazione del colle comporterebbe. Per lei i boschi non hanno valore? Un filare maestoso di pioppi, visibile da chilometri di distanza, non ha valore? (Per trovarne uno simile si deve andare fino a Bodio Lomnago, sulla riva del nostro lago).
L’aria di Varese è spesso carica di polveri inquinanti (impianti di riscaldamento e automobili), respirarne troppe ammazza. Lei considera la salute dei varesini prima di prendere certe posizioni?E’ a conoscenza delle implicazioni di un’errata urbanizzazione nei confronti del tessuto sociale? Infine, ci parla di progetti concreti. E probabilmente non tiene conto che il progetto più concreto e ambizioso riguarda i cittadini e la vera crescita sociale, in tutti i sensi. Allora non sarebbe più lungimirante per Varese e tutti i suoi abitanti il disegno di un parco pubblico con annessa scuola, con insegnanti di pregio per formare professionisti di elevata caratura, qualsiasi sia il campo? Ma ora sto facendo voli pindarici! Dimenticavo che una scuola non fa girare tanto grano quanto un albergo. Grano che nel suo articolo  definisce… "sistema di interessi". Ma lei ha più bon ton e sicuramente perdonerà il mancato uso di eufemismi.Tutto sommato sono solo un abitante di quel quartiere "già urbanizzato e non certo con ville prestigiose".
Saluti.
Matteo Bianchi – Varese

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Caro Direttore,

Sono un Suo lettore ed è la prima volta che decido di prendere in "mano carta e penna". Con il Suo articolo ha pienamente ragione. Varese, e le zone dei Laghi, è una zona morta, niente turismo, niente iniziative ecc.
Io sono nato nel 1962 a Luino e ho vissuto fino al 1995 sulla sponda magra del Lago Maggiore per poi trasferirmi a Cunardo. Se 25 anni fa c’era ancora un po’ di turismo oggi siamo a ZERO. Ma grazie a persone come Paolo Franzelli, Matteo Bianchi ed altri (tanti solo per farsi notare in certi ambienti politici) non cambierà mai nulla e rimaniamo nel nostro brodo. E la nostra zona avrebbe da offrire tano, tantissimo ai turisti italiani o stranieri, una natura invidiabile, dei laghi ritornati balneabili, cultura, gastronomia e tant’altro. Spero solo per queste persone, che un domani non saranno costretti a vivere del turismo che non c’è e non ci sarà e poi vengono a piangere e chiedere l’elemosina.

Distinti saluti

Jobst Leyendecker – Cunardo

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 28 Luglio 2006
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