Varesino diventa dj sul web, per amore di Lost

"Paolino" registra un podcast sulla sua serie tv preferita e lo pubblica su internet: il successo è clamoroso

Possono essere persone comuni, impiegati, studenti o anche dirigenti d’azienda. Poi la sera si mettono al pc, indossano un paio di cuffie con microfono e grazie a internet diventano dj con centinaia di fan. Tutto dura poco, poi si spegne il computer e si torna alla vita di tutti i giorni. Sono questi i podcaster, evoluzione dei più noti blogger del web. Non crediate che sia una realtà solo per tecnomaniaci, i podcast li fanno in tanti, e li ascoltano in tantissimi (basta quell’aggeggino bianco che tutti avrete visto in treno, l’iPod). E sappiate che uno dei podcaster italiani più famosi è proprio di Induno Olona. Ha solo 28 anni e sul web si fa chiamare "Paolino", e giustamente si vuol far chiamare così anche in questo articolo.

Paolino è appassionato di una serie televisiva americana amata da molti, Lost. Questa serie ha attirato in tutto il mondo migliaia di fan per la sua singolarità: si tratta, infatti, di un mix tra reality-fiction (raccontando la vita quotidiana di alcuni naufraghi su un isola), thriller e fantascienza. Ingredienti che di solito non stanno insieme, e per questo incuriosiscono in maniera inedita, scatenando dubbi e dibattiti nel suo pubbico, che lo definisce il nuovo Twin Peaks. Per questo, seguendo gli episodi insieme alla sua ragazza, Paolino pensa che sarebbe interessante farci una vera e propria trasmissione, a più puntate. Detto, fatto: accende il computer e inizia a registrare le puntate, pubblicandole in internet in una sorta di blog audio, il podcast "Lostpod" . Inaspettatamente sono in tanti ad ascoltarlo, e Lostpod diventa subito un grande successo: partito agli inizi di luglio ha sempre occupato un posto nella classifica dei podcast più scaricati da iTunes (in assoluto il sistema più usato per questo media), arrivando fino in decima posizione. Il sito ufficiale ogni giorno registra centinaia di accessi, e una community da fare invidia. Un risultato non da poco se consideriamo che "Lostpod" tratta di un argomento "specifico" ed è creato da Paolino nel suo tempo libero. Inoltre le prime posizioni della classifica di iTunes sono occupate da trasmissioni non "artigianali", come quelle prodotte da Rai, Mtv e Radio Deejay, che indubbiamente possono contare su investimenti maggiori.

Un fenomeno non da poco, questo dei podcast, che potrebbe ribaltare il concetto di intrattenimento: ora sono gli ascoltatori stessi a creare il programma dei loro sogni, e lo condividono. Ma proviamo a conoscere meglio questo nuovo media parlandone direttamente con Paolino.

Tu non sei un dj professionista, cosa fai di lavoro, e quanto tempo libero dedichi alla trasmissione?
«Il tempo che dedico fisicamente alla registrazione ed al montaggio di ogni puntata del podcast è di circa 3, 4 ore, alle quali vanno aggiunte le ore dedicate alla lettura delle email che giungono copiose nella mia casella. Il tutto ovviamente compatibilmente con la mia professione, che è quella di pubblicitario. Forse qualcuno ricorderà la mia "creazione più diabolica", ovvero quell’inserzione che recitava "Il vostro pacco è in buone mani", impressa sull’insegna di una ditta di trasporti sulla superstrada della Malpensa…».

Parli di email, immagino che il rapporto con gli ascoltatori sia particolarmente interattivo…
«ll mio rapporto con gli ascoltatori è assolutamente informale. Io sono semplicemente uno di loro, che a differenza degli altri s’è preso la briga di parlare davanti ad un microfono per mezz’ora alla settimana. Senza di loro LostPod non potrebbe esistere, visto che il programma è costituito da un buon 70% di riflessioni nate da email o contatti con gli ascoltatori. Non solo. Alcuni che prima si limitavano ad ascoltare, sono passati dall’altra parte del "microfono", diventando collaboratori per il mio Podcast. Uno di loro ha creato persino una rubrica presentata da lui ed intitolata "Lost Books – libri perduti", durante la quale analizza le pubblicazioni che abbiano una qualche attinenza con le tematiche di Lost».

Cosa distingue un podcast da una trasmissione radiofonica?
«Il bello del podcast è che chiunque dotato di intraprendenza e di idee può realizzare un programma godibile ed attirare a se molti abbonati. E lo può fare gratuitamente per giunta! Forse sta proprio qui la differenza tra il podcasting e le radio. In un podcast nessuno chiede niente a nessuno: si "esiste" semplicemente e liberamente. La radio implica la vendita di spazi pubblicitari, di conseguenza il prodotto fornito dev’essere competitivo ed in grado di attirare più inserzionisti possibile. Spero vivamente che il podcasting rimanga a lungo un’isola felice, esente da pubblicità e da quel maledetto bisogno di commercializzare che molto spesso ci impedisce di usare la fantasia, di ideare, di dare sfogo alle nostre capacità. E che sia un pubblicitario come me a dirlo, dovrebbe far riflettere…».

Dove registri Lostpod?

«Il mio podcast è interamente "home-made", ovvero fatto in casa. Ho un appartamento con una stanzetta adibita a "studio", almeno fino a quando la mia famiglia non si allargherà. Per registrare utilizzo un computer della Apple, modello iMac G5, dotato di microfono interno. Per il montaggio audio utilizzo Garageband, un software preinstallato su qualsiasi Macintosh di moderna generazione».

Grazie a software come quelli di cui hai parlato i podcast sono sempre di più, ce ne sono a centinaia solo in Italia. Ma solo alcuni emergono, come il tuo. Cosa deve avere un podcast per avere successo?
«Ci sono diversi fattori che fanno si che un podcast emerga rispetto agli altri. Molto spesso purtroppo questi fattori sono ben lungi dal riguardare l’effettiva qualità del programma. Conta molto, moltissimo "la copertina", ovvero quell’immaginetta con il logo del podcast che lo rappresenta visivamente. Oppure il grande marchio può fare la differenza. Scremati questi motivi e soffermandoci sul prodotto in sè, sicuramente un aspetto determinante è la "vivacità" dello speaker a fare la differenza. Ascoltare per mezz’ora un conduttore soporifero sicuramente spinge chi si è appena abbonato al programma a cancellare la sua iscrizione, viceversa, se l’argomento trattato è interessante e chi ne parla sa non essere banale, si crea un connubio vincente che può decretare il successo del podcast».

E Lost è veramente un’altra mania di quest’anno, secondo te perchè piace così tanto?
«Lost sicuramente piace perchè non è mai banale ed è ricco di spunti di discussione. Gli autori sono stati così abili nell’inserire di episodio in episodio nuovi misteri, nuovi enigmi, ed a rivelarli pian piano, mantenendo tuttora vivo il quesito principare di tutta la serie: cos’è l’isola? Sicuramente Internet ha dato una grossa, grossissima mano a questo telefilm, viste le numerosissime comunità di appassionati nate in rete».

A questo punto mi viene da pensare che dietro ad ogni cravatta varesina possa nascondersi un dj in incognito. Per caso conosci altri podcaster varesini?
«Attualmente conosco soltanto un membro del gruppo di ricerche ufologico "Camelot", nonchè il mio migliore amico, nonchè co-conduttore assieme al sottoscritto del podcast "
Camelot Chronicast ", un programma che parla sì di ufologia e mistero, ma in modo assolutamente atipico, scanzonato e molto informale. Camelot Chronicast è online da quasi un anno e vanta anch’esso una schiera di fan molto ben nutrita. Un’altro esperimento di podcasting varesino decisamente riuscito, insomma».

Per ascoltare Lostpod, e migliaia di altri podcast, consultate questa piccola guida.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Ottobre 2006
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