Droga e razzismo dietro gli spari di via Maddalena

Due giovani legati a gruppi di estrema destra in manette per tentato omicidio di un ventisettenne marocchino. In carcere per droga anche la moglie e il cugino di uno dei due

Droga, coltellate, spari. Tutto condito da odio razziale e ideologia nazifascista a fare da sfondo. Una vicenda di violenza e malavita ricostruita dai carabinieri della compagnia di Gallarate, che in meno di una settimana sono riusciti ad arrestare gli autori (due italiani di 30 e 32 anni) del duplice tentato omicidio di sabato 16 febbraio a Sesto Calende. In manette anche altre due persone per spaccio e detenzione di cocaina (una donna di 28 e un uomo di 30 anni). 

Tutto è cominciato sabato 16 febbraio, in piazza Mazzini a Sesto Calende. Due cittadini marocchini, di 25 e 27 anni, sono entrati in un negozio d’abbigliamento e all’uscita ad attenderli hanno trovato due italiani di 30 e 32 anni, teste rasate e fisici palestrati. È nato un diverbio, secondo i carabinieri per questioni legate al commercio di droga sull’ambita piazza sestese, ma anche connesso al razzismo delle due teste rasate, vicine ai movimenti dell’estrema destra varesina. Il più giovane degli italiani ha tentato di accoltellare il venticinquenne marocchino, tagliando jeans e slip del giovane, senza però ferirlo. I nordafricani sono scappati a piedi, inseguiti dai loro aggressori in auto: la fuga è durata poco più di 300 metri. In via Maddalena il trentaduenne italiano ha sparato due colpi di pistola, raggiungendo alla coscia il marocchino di 27 anni, ferito e giudicato guaribile in 20 giorni. Le telecamere del Comune hanno ripreso la prima fase del diverbio, fino alla fuga dei nordafricani.  

I militari hanno attivato una serie di indagini e sono giunti nella stessa serata di sabato ad arrestare il primo indiziato: a Sesto Calende è finito in manette il trentenne, residente da poco a Daverio, un passato di tossicodipendenza e doping (anabolizzanti), qualche esperienza da buttafuori nei locali, è accusato di aver tentato di accoltellare uno dei due marocchini. L’arma è stata trovata nel corso delle perquisizioni. Per trovare il secondo indiziato il lavoro di indagine è stato più complesso a causa di una sorta di cortina sollevata da “fratelli e cugini”, come usano chiamarsi tra di loro gli appartenenti ad un certo mondo dell’estrema destra. Una serie di fiancheggiatori sono stati torchiati, nelle perquisizioni sono state trovate immagini, bandiere nazifasciste, gigantografie del Duce e tutta una serie di riferimenti a quella che il capitano della compagnia gallaratese Michele Lastella ha definito “fantaideologia di estrema destra”. Nella notte di ieri, giovedì 21 febbraio, intorno alle 22, anche il secondo indiziato è finito in manette per tentato omicidio e possesso di droga: i carabinieri lo hanno arrestato a Induno Olona mentre si apprestava a partire per la Svizzera o per qualche altro luogo sicuro. La moglie era già seduta sul taxi quando è scattata l’operazione dei militari: nei borsoni sono stati trovati anche 40 grammi di cocaina, bilancino e tutto l’occorrente per la divisione in dosi. Anche la donna, 28 anni, è finita in manette e come lei uno dei “fiancheggiatori”, un italiano di 30 anni, nella cui abitazione sono stati trovati 5 grammi di coca già suddivisi e pronti per la vendita e custoditi in una scatoletta per caramelle.  

Entrambi gli arrestati vivono tra Varese e la provincia e sono arcinoti alle forze dell’ordine per reati connessi alla droga e a reati contro la persona. Uno dei due, il trentaduenne accusato di aver sparato contro il marocchino, ha avuto legami con i Blood&Honour, formazione di estrema destra egemone a Varese. È uscito da poco più di un mese di prigione e anni fa fu vittima di un tentato omicidio a Malnate sempre per questioni legate allo smercio di stupefacenti: un colpo di pistola gli trapassò da parte a parte il deltoide, ma se la cavò. I carabinieri sono convinti che non si sia stato il caso a portarli a Sesto Calende: anche i due marocchini infatti sono già conosciuti per spaccio e detenzione di droga e il più vecchio è anche stato in carcere per tentata violenza sessuale. Per risalire alle identità dei responsabili del tentato omicidio i carabinieri si sono avvalsi dell’aiuto della compagnia varesina e della squadra mobile della Questura di Varese, ringraziati dal capitano di Gallarate: «Non è stato facile – ha detto Lasttella -. Un bravo ai miei uomini. I due arrestati erano coperti da una coltre di protezione difficile da scalfire, tanti giovani legati da una pseudo ideologia, dall’uso di droghe e da violenza sistematica».   

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Pubblicato il 22 Febbraio 2008
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