Condannata blogger di 21 anni per gli insulti nei commenti
Non è stata lei a scriverli, ma alcuni utenti con un nickname. Il giudice ha comunque riconosciuto la diffusione di contenuti diffamatori
La democrazia del web ha dei limiti, e il tribunale di Varese lo ha ribadito con una sentenza del gup Giuseppe Battarino, che ha condannato una ragazza di 21 anni, amministratrice di un blog che si occupa di questioni letterarie. Nel sito erano comparsi dei commenti e insulti nei confronti di una donna di Cocquio Trevisago, responsabile di una piccola casa editrice che era stata recensita dai collaboratori del blog e nei confronti della quale erano sorte delle contestazioni.
Il precedente: Renzo Bossi e il blog
La vicenda è una classica dimostrazione delle problematiche poste dalle nuove tecnologie, poiché la ragazza condannata, difesa dall’avvocato Jenny Cantù (che farà appello) non ha scritto alcun commento, ma ha semplicemente aperto il blog come amministratrice. Tuttavia il sito è stato considerato veicolo di diffusione pubblica degli insulti (consultabili da chiunque) e la sua titolare alla stregua di una sorta di direttore responsabile.
La vicenda nasce nel 2008, quando un gruppo di 18enni veneti decide di allestire su internet un forum di discussione sulla letteratura, e inizia anche a recensire le case editrici e come si comportino con gli aspiranti scrittori. Il sito si chiama il Writer’s Dream, ed è un network dedicato agli scrittori emergenti e all’editoria.
A un certo punto, viene recensita la casa editrice in questione, gestita dalla querelante, una donna che vive in provincia di Varese che di conseguenza si rivolge alla procura del nostro capoluogo. I commenti negativi sono stati scritti nel 2010 con dei nickname, che non permetterebbero tuttavia di risalire al vero autore. La parte civile raccoglie tutto in un cd e parte la causa. Le frasi contestate non sono in versi, ma in prosa: si parla di «cloache editoriali» o «signori della truffa» o ancora «cosche mafiose, strozzini». Tra gli argomenti citati dalla difesa anche il fatto che nel sito la giovane avesse scritto che i commenti non sarebbero stati di sua responsabilità. Ma il tribunale ha invece ritenuto che non fosse scriminante, e che anche un blog si deve assumere le sue responsabilità.
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