L’Aler ha i conti a posto. Per ora
La situazione economica e finanziaria dell'azienda che gestisce il patrimonio di edilizia popolare è stata spiegata dal presidente Galli che spera in una riforma. Ma a due condizioni
Il bilancio economico e quello finanziario degli Aler Varese e Busto stanno bene ma non si sa per quanto. Questo è il sunto della situazione patrimoniale attuale delle aziende pubbliche che si occupano di case a canoni sociali: « La nostra è un’attività solidale perchè i canoni sono al di sotto di quelli previsti dal mercato – spiega il Commissario straordinario Paolo Galli – La legge definisce un canone oggettivo dell’ alloggio, valore locativo, che è inferiore al canone di mercato, e che per via dell’abbattimento effettuato sulla base dell’ISEE ERP dell’inquilino si traduce in un canone decisamente inferiore. La differenza tra il canone oggettivo e il canone applicato che tiene conto della situazione reddituale dell’inquilino, costituisce il costo della socialità che sostiene ALER. Per Aler Varese il costo della socialità è pari a oltre 9 milioni di euro e per ALER Busto di 2,6 milioni di euro. Nonostante questa particolarità, la nostra azienda è soggetta a una tassazione che non prevede sconti: di IMU, per esempio, abbiamo sborsato un milione e 400.00 euro mentre Busto ha pagato 577.000 euro, oltre ai 15 milioni di altre imposte versate negli ultimi 5 anni. In queste condizioni, non possiamo prevedere di mantenere un pareggio di bilancio come abbiamo raggiunto in questi anni».
Le preoccupazioni sono legate alle ipotesi di trasformazione degli Aler, una necessità che è balzata agli onori della cronaca davanti alla situazione difficile dell’azienda di Milano: « In base alla legge – spiega ancora il Presidente – ogni investimento che facciamo avviene in co-finanziamento. Fondi regionali e statali coprono l’80 e il 60% degli investimenti a seconda che si costruiscano alloggi a canone sociale o moderata. Oggi, però, il nostro bilancio si regge solo sui canoni degli inquilini, perchè fondi ulteriori non ce ne sono. Come possiamo, quindi, avviare nuove realiuzzazioni accollandoci parti di spesa? dove si trovano i fondi?».
In momenti di crisi, il rispetto del pagamento da parte degli inquilini oscilla: ultimamente la morosità è cresciuta. In un sistema così rigido, progetti di ulteriore sviluppo sono impossibili: « Negli ultimi 5 anni abbiamo costruito 485 nuovi alloggi e oggi gestiamo oltre 6200 appartamenti. Ora, però, non possiamo permetterci nessun nuovo intervento. Busto ha avviato la realizzazione di 23 abitazioni in legno con un finanziamento regionale di due milioni e un esborso proprio di 500.000 euro. Ogni euro che incassiamo serve alla manutenzione dell’esistente».
In questa sitiuazione aleatoria, il presidente Galli si dice favorevole alla creazione di un unico ente regionale a patto che: « Si riconosca una diversa tassazione alle nostre aziende e si istituisca un fondo di 300 milioni che vada a sostegno di tutti i singoli uffici territoriali. La riorganizzazione non dovrà solo ridisegnare la rete dei servizi a disposizione dei cittadini ma anche a dettare nuove regole di azione. Qualsiasi innovazione, comunque, non inciderà sui servizi territoriali: magari si può pensare a un diverso modello di "back office" ma i punti a disposizione dell’utenza non spariranno».
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