L’ultimo saluto a Cesare Revelli

Nella chiesetta di Loreto presenti politici, tra cui il presidente della Regione Roberto Maroni e l'onorevole Daniele Marantelli, i sindacalisti della Cgil, esponenti di Rifondazione Comunista, i colleghi insegnanti e soprattutto gli ex studenti del Cairoli

Nella morte, come nella vita, contano molto i simboli e ai funerali di Cesare Revelli c’erano tutti quelli che avevano segnato la sua esistenza: la scuola, la fede cattolica e la politica. Il professore che amava San Tommaso, Maritain e Marx è riuscito per un’ultima volta, quella più importante, a fare la grande sintesi, la stessa che ha cercato per una vita intera sui banchi di scuola e su quelli della politica.
Per qualche ora le bandiere della Cgil Scuola, di Rifondazione comunista e il gonfalone dell’Anpi hanno coabitato con il crocefisso della chiesetta di Loreto per riaffermare quel bisogno di giustizia sociale così caro a Revelli. «Tra i segni che mi hanno parlato di lui – ha detto don Amilcare – emergeva sempre la questione del bene. Per Cesare la morte non era la fine della vita ma la fine della ricerca di Dio».
A dare l’ultimo saluto a Revelli c’erano molti politici, tra cui il presidente della Regione Roberto Maroni e l’onorevole Daniele Marantelli, i sindacalisti della Cgil, molti esponenti di Rifondazione Comunista, i colleghi insegnanti e soprattutto gli ex studenti del Cairoli, presenze cariche di gratitudine a testimonianza di una vita spesa per la comunità.
Don Roberto Verga che con lui aveva insegnato al liceo scientifico di Gavirate lo ha chiamato «Carissimo professore Cesare Revelli» non per sottolineare una distanza ma per ribadire «l’autorevolezza di una persona rigorosa ed esigente che interveniva, verificava, controllava in quanto auctoritas della scuola, ma sempre pronta a guardare nel profondo dell’animo umano, perché è da lì che passano gli eventi che cambiano l’umanità».
“La passione secondo Matteo” di Bach ha accompagnato la cerimonia funebre nel momento più solenne, una scelta di senso per un uomo che ha sempre cercato di interrogarsi sulla verità.

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 03 Settembre 2013
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