La lezione di Carluccio Prevosti alla città

Intervista a Franco Prevosti, sulla mostra dedicata al padre che va a concludersi. C'è stato un buon riscontro di pubblico

Inaugurata ai primi di ottobre alla Sala Veratti, martedì prossimo chiuderà la mostra dedicata a Carluccio Prevosti, architetto, arredatore e gallerista che fu tra i protagonisti di una lunga e non dimenticata stagione culturale del secondo dopoguerra. Prevosti però tenne per sé la passione per la pittura, non la condivise con il pubblico come aveva fatto negli anni giovani: dei suoi campi d’azione professionale che lo resero noto si ha così solo qualche testimonianza alla Sala Veratti, dove sono esposte e molto apprezzate le quaranta tele, appunto espressione della sua notevole sensibilità pittorica.
La rassegna, organizzata a cura dei Musei Civici e degli eredi, non a caso si chiude il 25 novembre: è infatti il giorno del centenario della nascita di Prevosti, scomparso nel 1981, personaggio ancora ben vivo nel ricordo della nostra comunità se circa in mille hanno voluto firmare l’albo dei visitatori della mostra.

Franco Prevosti, architetto e figlio di Carluccio sottolinea la validità dell’iniziativa: “Abbiamo cercato di suddividere l’opera di mio papà in tre distinti periodi della sua vita: quello di quando aveva tra i 15 e i 25 anni; quello passato in Svizzera internato tra il 1943 e il 1945; alcuni disegni infine del 1975, fatti in vacanza in Puglia e in Toscana.” ­

C’è stata una notevole risposta del pubblico!
“Come ha detto il Sindaco all’inaugurazione, questa iniziativa “prettamente varesina” poteva interessare molto i nostri concittadini. Francamente io e mio fratello non ci aspettavamo una risposta di queste dimensioni. Forse è arrivata proprio per la “varesinità” dell’iniziativa: sinora sono state fatte mostre di personaggi meno noti o che hanno avuto minore impatto nella collettività di Varese. E’ quindi un buon esempio che occorrerà continuare pensando a temi vari.” ­

Lei a Palazzo Estense ha avuto modo di servire la comunità cittadina in campo culturale, conosce problemi ed esigenze di Varese. La storia racconta che abbiamo avuto architetti e ingegneri veramente di profilo: Oggi, in perfetta continuità con il passato, a titolo personale o come ordine professionale a volte la categoria sembra ancora disponibile alla collaborazione per la crescita della comunità.

“ Sì, ma sarebbe necessario che i professionisti si interessassero di più della “cosa pubblica” ottima ragione per far migliorare la città in cui tutti viviamo. E’ giusto che non ci siano solo professionisti, ma non è giusto che se ne riscontrino pochi come ora.”

Personaggi come suo padre sono stati anche promotori della cultura, dell’attenzione all’arte: oggi abbiamo fatto macerie della “civilizzazione” una prima conoscenza dell’importanza dei valori e del rispetto dell’arte, dell’ambiente, dell’urbanistica e addirittura della convivenza. I vostri ordini professionali anche a livello scolastico potrebbero seminare bene e molto….

“Come è stato fatto dal Rotary per diffondere la conoscenza delle varie professioni, con relativi pregi e difetti, potrebbe venir pubblicizzata la “promozione della cultura” perché nel termine “cultura” sembra che ci entri di tutto. Occorrerebbe studiare bene il metodo con cui accostarsi a questo tipo di problema. Certo ce ne sarebbe fortemente bisogno!”. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Novembre 2014
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