Oro e argento, quando Varese aveva la sua miniera

Al confine fra Induno Olona e Valganna la testimonianza antica di un luogo di lavoro e fonte di ricchiezza

miniera valganna aperturaQuesta storia ha un inizio talmente lontano che nemmeno i più esperti sono in grado di dare risposte certe, qualcuno dice che il tutto iniziò con il popolo Celtico, qualcuno con quello Romano (il più probabile) fatto sta che ancora oggi con il passare dei secoli è possibile tracciare in parte la storia della Miniera della Valganna.
La roccia della valle è principalmente di porfido, una pietra che si è formata da antiche eruzioni vulcaniche, le contrazioni della lava in fase di raffreddamento hanno prodotto delle crepe che, a causa di movimenti del terreno si riempivano di minerali metallici, in seguito a causa di fenomeni chimici si disponevano di filoni, in Valganna i minerali principali sono Baritina, Fluorina, Galena e Pirite.
Nella zona è stato individuato un antico forno di cottura di origine Romana, questo ha fatto capire che lo sfruttamento del materiale del territorio era iniziato molto presto, una volta estratto (con grande fatica) il materiale dalla montagna per poter estrarre i minerali metallici si utilizzava la "cottura" della pietra, piccoli e grandi forni vennero costruiti e moltissime piante della zona tagliate per poter eseguire il processo di lavorazione.
All’inizio oro e argento allo stato nativo venivano martellati e si utilizzava solo la vena pura; poi si scoprì che cuocendo a forte calore rocce con determinate caratteristiche queste sbriciolandosi rilasciavano il minerale puro. Il metallo così ottenuto poteva essere fuso nuovamente in stampi scavati in pietra morbida. 

Una operaio lavorando 9 ore al giorno con martello e scalpello poteva scavare in un anno circa 10 metri di galleria. Il minerale estratto veniva cotto in piccoli forni in terra battuta in modo da separare il metallo dalla pietra che lo imprigionava; il calore apriva e frantumava la pietra che liberava il metallo a punto di fusione. Il metallo grezzo era trasportato a dorso di mulo sino al paese vicino ove erano stati costruiti i forni. Lì veniva fuso, parte in stampi di pietra nelle forme volute, parte in lingotti da commerciare con altri popoli. 
Con il passare dei secoli la miniera Valgannese passò di mano in mano, a volte chiusa per poi dover essere riutilizzata nuovamente, tracce certe raccontano di un certo Baglioni che nel 1862 divenne concessionario del giacimento, si ampliarono e scavarono gallerie nuove come il deposito "San Carlo" e il filone San Gemolo.
Ma ricerche più recenti hanno fatto trovare un documento del 1500, si tratta dell’arbitrato steso dal notaio Francesco Piccinelli di Bosto il 10 aprile 1556, per la definizione del possesso delle miniere d’argento "appellatis nella Bruggiera e nella Vassera".
 L’attore principale è piuttosto noto, si tratta del cardinale Jo: Angelo Medici Commendatario della Badia di Ganna, che di li a pochi anni diverrà Papa Pio IV. La società che si contrappone è formata da personaggi locali importanti : Marino e Francesco "Mozzonibus", Gabriele e Bernardo "de Tattis" e Jo: Antonio "Horrigonus".
Si potrebbe raccontare molto su questa miniera, la storia più recente la raccontano ancora le persone in vita che hanno lavorato qui fino quasi alla chiusura, tra il 1943 e il 1965 il giacimento fu riattivato dalla società Miriva, (miniere riunite Varesine) che con alterne fortune cercò di portare avanti il lavoro, lavoro che diventava sempre meno redditizio, con una tonnellata di materiale si poteva estrarre circa 150 grammi di piombo argentifero.
Il signor Nicola de Leo si trasferì giovanissimo dalla Campania qui in Valganna per fare il minatore, oggi ci ha accompagnato in miniera e ci ha fatto vedere dove lavorava, un lavoro duro e pericoloso, dove per avanzare nella montagna si utilizzava la dinamite, dove ogni più piccola distrazione poteva essere fatale, ci ha fatto vedere dove si estraeva il materiale che con i carrelli veniva portato per mezzo di comodi binari fino all’entrata superiore della costruzione, da li venivano scaricati e il materiale veniva frantumato nella parte bassa, una volta eseguito questo primo lavoro tramite delle vasche di acqua veniva versato l’acido che sciogliendo il materiale lo divideva in automatico dall’acqua per ovvio "peso specifico"
Una volta raccolto il "piombo argentifero" veniva caricato e trasportato prima sul tram che dalla Valganna arrivava a Varese e successivamente utilizzando dei camion.
Oggi di questo antico lavoro rimangono i resti distrutti della grande casa dove i minatori vivevano, in questa costruzione si viveva e lavorava allo stesso tempo, cucina, camere per riposare, gli uffici della Miriva e gli spazi per continuare il lavoro.
Nella parte alta della montagna si possono scorgere ancora i vecchi forni dove il materiale veniva "cotto" per l’estrazione del contenuto che si era trovato nella "vena buona" oppure case diroccate che hanno una storia ancora più vecchia, ma non è tutto, grazie alle ricerche di Valganna.info e le fotografie che il signor De Leo ci ha gentilmente messo a disposizione oggi è possibile riuscire a vedere qualcosa della vecchia miniera e di come si lavorava.
Una storia che parte da un tempo molto lontano e che si è conclusa solamente una cinquantina di anni fa lasciandoci una montagna con circa 5 km di gallerie al suo interno !

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La miniera della Valganna 4 di 9

a cura di Paolo Ricciardi
ps la miniera la si può trovare al confine tra il comune di Induno Olona e quello di Valganna, dove inizia il sentiero boschivo che porta fino alla badia di Ganna.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Luglio 2013
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La miniera della Valganna 4 di 9

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