Processo Uva, cambia il pm: sarà il procuratore Borgonovo
Lunedì iniziano le udienze, con 8 imputati. La pubblica accusa sarà presieduta dal procuratore capo appena insediato, mentre il presidente della corte sarà il capo del palazzo di giustizia Piglionica
Sarà il procuratore capo di Varese Daniela Borgonovo, a sostenere l’accusa nel processo Uva, che inizia lunedì prossimo, 20 ottobre. Si tratta del quarto pubblico ministero che si avvicenda in questo caso, dopo che per 6 anni, dal 2008 al 2014, l’inchiesta era stata affidata ai pm Agostino Abate e Sara Arduini, e successivamente era stata a loro "sottratta" dal procuratore facente funzione Felice Isnardi. Quest’ultimo aveva sostenuto la pubblica accusa durante l’udienza preliminare che si è conclusa a luglio con il rinvio a giudizio di 7 indagati (l’ottavo, un carabiniere, ha chiesto il rito immediato), ma era giunto alle stesse conclusioni dei colleghi confermando la linea innocentista della procura. Il nuovo procuratore capo si troverà di fronte, come presidente della Corte d’assise, il numero uno del tribunale di Varese, il giudice Vito Piglionica.
(NELLA FOTO, LUCIA UVA, SORELLA DI GIUSEPPE UVA)
Per Daniela Borgonovo, appena insediata in procura, si tratta di un incarico spinoso, che finora ha sempre suscitato polemiche. La guerra tra il pm Agostino Abate e gli avvocati delle parti civili Uva, in particolare Fabio Anselmo, è finita di fronte al Csm e in parlamento. Ma anche succesivamente, la procura e il Tribunale hanno sempre preso strade diverse. Nel complesso, i pubblici ministeri Abate e Arduini, per due volte, hanno chiesto l’archiviazione delle accuse nei confronti di 2 carabinieri e 6 poliziotti. La loro linea investigativa è stata sempre smentita dalle decisioni del gup Giuseppe Battarino, che ha respinto la prima richiesta, e poi ha ordinato l’imputazione coatta che ha portato all’udienza preliminare. A quel punto, è accaduto un altro colpo di scena: il procuratore Isnardi, per due volte ha chiesto il non luogo a procedere, e per due volte il gup Stefano Sala ha detto di no. Prima ha disposto nuove indagini (peraltro effettuate con l’audizione di medici e infermieri) e poi ha disposto il rinvio a giudizio. Riassumendo, il processo inizia con 3 pubblici ministri che hanno chiesto per 4 volte il non luogo a procedere, sempre smentiti da giudici che hanno deciso di non archiviare, di procedere, o di assolvere i medici coinvolti (Orazio Muscato nel primo processo). Un mix di sentenze, richieste e ordinanze (per non dire perizie) quantomeno controverso.
Il risultato finale è che il processo vedrà, per la prima volta, davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Vito Piglionica, 2 carabinieri e 6 poliziotti, accusati di vari reati, tra cui il più grave è l’omicidio preterintenzionale per la morte di Giuseppe Uva, avvenuta il 14 giugno del 2008 all’ospedale di Varese dopo un primo trattenimento in caserma e un ricovero in ospedale in regime di Tso. Le liste testimoni sono già state depositate: si calcola che saranno almeno 150. Ma non ci sarà più l’avvocato ferrarese Fabio Anselmo, che sul più bello ha rimesso l’incarico. Toccherà agli altri legali darsi battaglia: Luca Marsico, Duilio Mancini, Franco Porciani, Fabio Schembri per le difese; Fabio Ambrosetti a Fabio Matera per la parte civile.
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