Frana, si indaga su 20 anni di lavori
E' impressionante il numero di interventi fatti
Vent’anni di documenti urbanistici e geologici, dal 1992 al 2012: è su queste carte che stanno indagando i carabinieri di Luino, dopo il disastro della frana di Cerro. La collina che ha ucciso domenica notte due persone, già in passato aveva subìto piccoli smottamenti. I movimenti di terra, in diverse occasioni, avevano allarmato i residenti, ma va detto che non erano passati inosservati. Il problema di un terreno fragile, in comune, era stato affrontato più volte con i proprietari e i residenti, e le contromisure erano arrivate in diverse occasioni. Nella relazione acquisita dai carabinieri, sono indicati interventi di sistemazione della collina fin dal 1992. Ma anche nel 1994, nel 1996, nel 1997, nel 2006, nel 2009 e l’ultimo nel 2012. Lavori di sistemazione, di contenimento e messa in sicurezza, effettuati dagli stessi privati in accordo con gli uffici municipali. Il più importante è stato quello del 2009, con cui la collina era stata bloccata attraverso dei muri di contenimento in pietra che hanno affiancato i terrazzamenti.
Il racconto di tutti questi interventi è contenuto nei faldoni che il comune ha raccolto, domenica mattina all’alba. E che sono finiti nel fascicolo aperto dal pm titolare delle indagini, il sostituto procuratore Giulia Troina della procura di Varese. L’inchiesta è stata aperta, ma è ancora in una fase preliminare molto delicata. E’ senza indagati e senza reati ipotizzati; piuttosto si sta concentrando sui materiali da acquisire per iniziare valutazioni, sopralluoghi e perizie. Gli investigatori devono visionare un’ampia mole di carta. In sostanza si tratta di capire la natura ed efficacia delle modifiche subite dalla collina, e perchè tutti questi lavori di messa in sicurezza non abbiano evitato la tragedia.
La frana è partita dal giardino della casa soprastante la villetta distrutta in via Reno 13, un’abitazione nota come Proprietà Sironi. Ma non solo. I carabinieri hanno acquisito anche le carte su eventuali lavori effettuati nella villetta di Giorgio Levati, il pescatore di 73 anni ucciso dallo smottamento insieme alla nipotina di 16 anni Adriana. Inoltre, c’è un terzo elemento da valutare, ovvero le condizioni del terreno di una proprietà adiacente a quella da cui è partita la frana. Si tratta di un campo da calcio, che fa riferimento, secondo quanto è noto in comune, a un residence di vacanza di alcune famiglie tedesche. Il campetto era saturo d’acqua sabato scorso. E domenica, dopo la tragedia, il municipio ha fatto drenare l’acqua con delle pompe idrovore. Questi elementi vanno poi inquadrati in un quadro più generale di presunto dissesto idrogeologico, poiché il versante di Cerro nelle scorse ore è stato investito da altre due frane.
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