Approvato il Piano di zona, critiche e distinguo dalle opposizioni
Un documento da 7,5 milioni di euro l'anno, complesso ed elaborato. Non convince le opposizioni il taglio del 6% ("necessario") alle spese per i minori. Passa una mozione di Corrado sui criteri per la scelta delle coop che si occupano dei giovanissimi
Passa in consiglio comunale il Piano di zona dei servizi sociali, presentato dall’assessore Mario Crespi. Ad approvarlo è però di fatto la sola maggioranza. Un voto quasi unanime (astenuto il PD) si è avuto invece su una mozione d’indirizzo di Corrado (Prc) per imporre alcuni criteri specifici in materia di gestione delle problematiche minorili. L’opposizione ha rilevato varie criticità e la discussione è durata a lungo, occupando una buona metà della seduta dell’assemeblea di giovedì sera. «Un bilancio nel bilancio» il piano di zona per Crespi: e lo dimostrano le cifre ingenti del budget unico su cui è basato. Circa 7,5 milioni di euro l’anno, per un triennio di programmazione. I principi sono quelli già enunciati in commissione: responsabilizzazione degli utenti («non pretendere il giusto, ma aspira al giusto» il motto dell’assessore), favore alla domiciliarità rispetto all’assistenza in centri, coinvolgimento a 360° dell’associazionismo e delle cooperative («aiutare chi aiuta»), no alla cronicizzazione dell’assistenza, sì ai titoli sociali – buoni e voucher. A far discutere è sempre il taglio del 6% delle spese per il settore minori, di cui si denunciano i costi eccessivi – sono quasi 400 i minori seguiti dai servizi sociali – , contrapposto a misurati aumenti del 2-3% per le aree adulti e anziani. «Non una scelta, ma una necessità» ha ribadito Crespi.
«Chi si loda s’imbroda» il commento per il PD di Mariella Pecchini ai peana dell’assessore per il documento del piano di zona, approvato in linea di massima anche dal Forum del Terzo Settore. «Affermazioni distorte e paragoni impropri» per la consigliera nella presentazione di Crespi, ad esempio laddove si comparava il ruolo degli oratori, con presenza di volontari, e quello di centri diurni con presenza di professionisti: di realtà rispettabili ma differenti, con sensibilità, servizi, costi di gestione assai diversi. «Il piano di zona deve prevedere un futuro per i minori». «Etica, sussidiarietà, belle parole» faceva eco Fontana per Busto dei Quartieri. «Ma applicarle? Mi spiace che il sindaco non ci sia, ma glielo dico: dovrebbe vergognarsi. Non è possibile che con un piano di zona così bello, elaborato e tutto, si sia messa in mezzo a una strada una famiglia con minori, semplicemente perchè un uomo avendo perso il lavoro non riusciva più a pagare l’affitto ad Aler…» E ci sono vari altri casi che rischiano di finire nello stesso modo. Ancora per il PD, significativo l’intervento di Nicola Ruggiero che citava statstiche ISTAT su disagio e povertà, lamentava l’assenza nel piano di zona di importanti voci specifiche sulla salute mentale – con riferimento ai disturbi alimentari come l’anoressia, ormai fra le prime cause di morte dei giovanissimi, o alle nuove dipendenze. «Si punta su alcuni settori, non su altri: la cura dà visibilità, educazione e prevenzione purtroppo no e vengono trascurati». Il riferimento è anche a scelte di tipo sanitario e ospedaliero. Ruggiero rilevava anche, sul piano dei costi, che nei fatti è a carico della famiglia oltre il 40% del mantenimento delle persone non autosufficienti presso strutture. Dov’è dunque l’aspetto "sociale"? Il piano di zona per la collega D’Adda presenta poi una vera e propria "faglia" tra la pregevole analisi dei bisogni e dei mutamenti sociali – fragilità della famiglia, immigrazione, invecchiamento della popolazione – e le risposte da dare.
Corrado, come preanunciato, dava battaglia sui minori. La sua mozione mirava ad «anteporre criteri qualitativi a quelli meramente economici» nella scelta delle coop che svolgono servizi di tutela a bambini e ragazzi. Vale a dire preferire chi può dimostrare che almeno il 50% del personale è presente da più di un anno nelle strutture (stabilità educativa); elaborazione progetti educativi e si aggiorna; ha consulenti qualificati con almeno cinque anni di esperienza; eventualmente ha uno psicologo iscritto all’albo o un medico psichiatra quando l’assistenza psicoloica è inclusa; attua una supervisione sul servizio. Dovendo cambiare, per aver il sì della Giunta, la premessa che bocciava i tagli proprio nel settore minori, Corrado ha inserito un riferimento al comma 2 dell’art. 3 della Costituzione che recita: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana". E la proposta è passata.
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