Omicidio Canavesi, un anno dopo si cerca ancora l’assassino

Angelo Canavesi venne freddato nel suo distributore di Prospiano dai colpi di pistola di un rapinatore senza scrupoli rimasto senza nome, per ora. Intanto avanza la legge che obbligherà i benzinai ad installare le telecamere

Esattamente un anno fa, alle prime ore del mattino, un rapinatore esplodeva alcuni colpi di pistola all’interno del distributore di benzina di Prospiano a Gorla Minore. Era il 22 febbraio 2010 e a terra cadeva Angelo Canavesi, gestore del distributore da moltissimi anni. Amato e stimato in paese era il simbolo del lavoratore indefesso che, nonostante avesse l’età per la pensione, riusciva ad alzarsi prima dei suo due figli per andare a tirar su la claire alle 7 del mattino. Proprio questa sua abitudine lo ha tradito, quel giorno, nel suo paese e nel posto dove, nonostante tutto, si sentiva più al sicuro. In un attimo la via centrale della frazione del paesino della Valle Olona si è trasformata nella scena del crimine, una cosa mai vista a Gorla Minore in queste dimensioni. Dopo pochi minuti sul posto arrivano ambulanze, carabinieri, polizia, giornalisti, telecamere e cittadini incuriositi e spaventati mentre nel gabbiotto del Canavesi il rivolo di sangue è diventato una pozza sul freddo pavimento e i figli e la moglie piangono e si disperano.

Il killer a quel punto era già lontano, era scappato con l’auto di Angelo. Di lui, fino ad oggi, non si saprà più nulla ma sotto traccia continua senza sosta il lavoro della Procura della Repubblica di Busto Arsizio per dare un nome e un volto allo spietato rapinatore e per riportare un senso di giustizia ad una famiglia che non si dà pace e ad una comunità che crede fortemente nei valori del lavoro e del rispetto.

Angelo Canavesi era conosciutissimo in tutta la Valle Olona. Suo padre Severino era un campione di ciclismo di fama nazionale e internazionale e una squadra ciclistica porta ancora oggi il suo nome, Angelo stesso aveva gareggiato per molti anni tra professionisti e dilettanti ma poi aveva deciso di pensare al distributore e al lavoro sicuro per mandare avanti una famiglia. Anche Emanuele, suo figlio, amava andare in bici e da piccolo era stato un promettente campioncino. Ora ha preso il posto di Angelo, suo papà, in quel gabbiotto nel quale è rimasta imprigionata l’anima del padre. «Porterò avanti con orgoglio questo distributore – aveva detto pochi giorni dopo l’omicidio – non la darò vinta a chi ha ucciso mio padre».

Emanuele oggi ha posizionato una bici e alcuni oggetti di suo padre nei pressi del gabbiotto (foto a sinistra). Erano la vera passione di papà Angelo e ad un anno da quei fatti ha deciso di ricordare così il grande piccolo uomo che aveva un sorriso per tutti e che, per il bene di un’intera famiglia, aveva rinunciato alla cosa più bella che aveva, la sua bicicletta che ora fa mostra di sé nel distributore di Gorla Minore.

Infine va ricordato il progetto di legge per obbligare tutti i distributori italiani ad installare un impianto di videosorveglianza. L’idea chiave della proposta di legge, oltre all’obbligatorietà dell’installazione, entro due anni, delle telecamere di sicurezza pena la decadenza dell’autorizzazione all’esercizio del commercio di carburanti, è quella di concedere a copertura della spesa dei gestori un credito d’imposta corrispondente al 100% del costo sostenuto, fino a un massimo di 3000 euro.
“Se la legislatura non finisce anzitempo” ha precisato l’onorevole del Partito Democratico Marantelli che se ne è fatto carico, “una proposta come questa può andare in porto. Se poi fosse trasformata in un provvedimento del governo, in una circolare” non importa: ora conta agire.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Febbraio 2011
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