Carla, da 26 anni in prima linea in carcere
È una volontaria nella casa circondariale dove insegna italiano e collabora al giornale interno. “Sono sorretta dall’entusiasmo”
È entusiasta come il primo giorno. Carla Bottelli ha iniziato a fare volontariato nel carcere di Busto Arsizio 26 anni fa. «Ho vissuto in prima persona tutti i cambiamenti – ci racconta, seduta a fianco dei redattori di Mezzo Busto, il giornale interno al carcere -. E ogni volta mi sono adatta e mi “sono riciclata”: perché qui c’è sempre qualcosa da fare».
La casa circondariale di Busto infatti è nata come carcere di massima sicurezza. A quel tempo Carla (nella foto con da destra Sergio Preite e Marco Longhi, responsabile e redattore di mezzo Busto), ex insegnante all’Itis di Busto Arsizio ora in pensione, è entrata come volontaria per insegnare al biennio di Liceo scientifico. La struttura è poi diventata una “casa circondariale”. A quel punto insieme ad altri colleghi, sempre volontari, hanno dato vita alla prima esperienza di Ipc (legato all’istituto di Busto “Verri”). «Abbiamo portato i detenuti non solo al terzo anno, ma fino alla maturità di quinta – ci racconta -. Credevamo in quello che facevamo e, grazie all’aiuto dell’allora provveditore, siamo riusciti a statalizzare il corso di Ipc all’interno del carcere».
L’ultimo “riciclo” è invece iniziato con l’apertura dell’aeroporto di Malpensa. «Più della metà dei detenuti è straniera. Al mattino quindi insegno italiano».
Ma non finisce qui. Carla infatti è la “correttrice di bozze” ufficiale di "Mezzo Busto" il giornale interno al carcere, anche se a vederla in mezzo agli altri redattori si capisce che è molto di più. È lei che li aiuta con la scrittura, che insegna i trucchi per far risaltare un termine piuttosto che un altro, che svela i segreti dell’ "italiano". «Io mi limito a prestate loro la lingua italiana – spiega -. Se di base ci sono le idee giuste, poi la scrittura si può correggere.
Ancora Carla, insieme al responsabile e mente del progetto Sergio Preite, è quella che si è prodigata per distribuire il maggior numero di copie del giornale a Busto. «Abbiamo attivato una catena di solidarietà. Oltre alla distribuzione nelle scuole, abbiamo ottenuto dall’amministrazione comunale uno spazio nelle casette di Natale al Museo del Tessile. La risposta della gente è stata assolutamente positiva. Il nostro obiettivo era quello di fare comunicazione ai giovani adulti e magari anche prevenzione soprattutto con i più giovani. Invece inaspettatamente siamo riusciti anche a creare molta curiosità e interesse».
Dopo 26 anni insomma l’impegno è ancora quello dell’inizio, anzi forse è aumentato. «Sono sorretta sempre dall’entusiasmo e quando a sera vado a casa anche se sono stanca e stressata – scherza – sono contenta e mi sento a posto con me stessa. Siamo un gruppo forte e solidale».
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