Il bike sharing esiste davvero, Noi l’abbiamo provato

Tessera numero 17, varesenews prova nello stesso pomeriggio dell'inaugurazione il bike Sharing. E funziona...

Il Bike Sharing in città: una grande novità "da prima pagina", un’occasione di rivincita campanilistica con Milano (che doveva presentarlo in contemporanea a Varese ma ha dovuto rimandare), un’occasione da cogliere al di là dei mondiali, presentata con grande enfasi e autorità cittadine varie nella mattina dell’11 settembre 2008.
Ma funziona? La domanda che tutti quelli che hanno letto l’articolo si sono fatti noi l’abbiamo sperimentata, nello stesso pomerigio. Armati di una delle prime tesserine magnetiche (la numero 17, mica siamo scaramantici) abbiamo provato a sostituire per un pomeriggio la bici all’automobile.
Questo è il diario della giornata.
(e se ci volete provare anche voi, le istruzioni sono qui)

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h 15.30 C’è un primo ostacolo al mio esperimento di bike sharing: vado sul sito di Bicincittà per vedere quante bici sono disponibili alla ciclostazione delle Ferrovie dello Stato, il punto più vicino a casa mia: ma i simpatici omini – cartone mi segnalano che non ce n’è nemmeno una. Girovagando tra le pagine, scopro che per ora le biciclette in funzione sono solo sei, tutte alla ciclostazione di piazza Repubblica. Vabbè, partiamo lo stesso: d’altra parte sono le prime ore di vita del bike sharing. Però vi teniamo d’occhio, organizzatori: tirate fuori le altre 26 biciclette al più presto…

h.16.00: Cicloparcheggio di Piazza Repubblica. Questo lo conosco: l’ho visto stamattina alla presentazione, da qui sono partiti il sindaco e gli assessori. Ce la posso fare. Appoggio la tesserina sul sensore elettronico, che la riconosce e incomincia a lampeggiare: questo è il momento in cui – in teoria- va sfilata la bici dai supporti e si parte. In pratica però faccio la figura della ladra: non c’è verso di staccarla dal suo supporto e non capisco come si fa. Mi attacco a tutti i telefoni – addetta stampa del Comune, addetto stampa Whirlpool, numero di assistenza via cellulare che sta sulla tesserina – già pregustandomi sadicamente lo scoop negativo. Nessuno mi risponde, per una specie di quadratura astrale: ma nel frattempo la bicicletta magicamente si stacca, e senza fatica. Chissà cosa avevo combinato per non riuscire a farcela. Nel frattempo un capannello di signori si avvicina e cerca di capire cosa sto facendo. Quando lo spiego, ho intorno a me facce molto soddisfatte: “Bella iniziativa davvero…” sorride uno dei passanti.
Parto, e dopo pochi metri mi richiama il responsabile stampa Whirlpool "Mannò! davvero l’hai fatto, di salire sulla bicicletta? ecco perchè piove…".

h.16.10 Devo ricordarmi di non ragionare come un’automobilista: la meta della mia gita è la CNA, via Bonini zona ippodromo, dove ho un appuntamento: con la bici faccio la strada che faccio di solito e, dopo avere allegramente sfrecciato oltre il tribunale senza sostanziali problemi viabilistici, mi ritrovo a cambiare tutte e sette le marce del cambio semplificato (per la cronaca, davvero comodo anche per chi non ne è avvezzo) che la bicicletta sfoggia. Ho fatto l’errore tattico di prendere “la solita strada”, quella che costeggia villa Panza da una piccola vietta che mi fa evitare il traffico passando per Biumo Superiore, e ora sono qui a banfare. Non ho più il fisico. A mali estremi, estremi rimedi: la parte più ripida della salita la faccio a piedi portandomi dietro la bici. Che non è pesante.


h.16.25 Malgrado tutto ce l’ho fatta: sono in via Bonini ed entro in cortile approfittando del minimo ingombro della bici. Gli impiegati si avvicinano tutti a vedere: hanno già sentito parlare dell’iniziativa, ne sono curiosissimi, mi tempestano di domande su come funziona e quanto costa. Una di loro esclama: “Caspita ci ho pensato proprio ad una soluzione del genere per i giorni dei mondiali! Arrivo in treno, prendo la bici, vengo a lavorare e la riporto a sera. Ma mi sembra di capire che per 8 ore l’affitto costa troppo…”
E’ proprio così: “l’affitto” costa troppo perchè la logica del bike sharing non è questa: queste bici dovrebbero funzionare come un bus o un taxi. Ti portano da qui a lì, poi le lasci e le ripigli. Usate così, agli utenti non costano praticamente niente. Il segreto, però, sta nelle stazioni: più ce n’è, meno si tiene la bici. Conveniamo tutti che visto che sono a due passi dall’epicentro dei mondiali (l’ippodromo, che diventerà cycling stadium) e dall’ufficio informazioni per il turismo, un’altra ciclostazione all’ippodromo sarebbe piuttosto logica. Io poi ci aggiungerei anche una stazione in un posto qualunque tra prefettura, sede della Provincia e Questura. E’ troppo tardi per il consiglio?

h.18.20 sulla via del ritorno. Stavolta provo a passare da viale Aguggiari, dove c’è uno spazio dedicato alle bici sulla carreggiata. Ne approfitto, passando dall’Ippodromo, per fare la foto dove avevamo deciso che ci voleva una stazione. Poi proseguo, e la fiammante bici sponsorizzata Comune di Varese e Whirlpool sfreccia verso il centro. Arrivata al limite di piazza Beccaria, prendo una decisione che probabilmente vìola un tot di articoli di codice della strada: prendo la corsia bus, per non essere costretta a fare il lungo percorso a cui sono costrette le macchine. Non è male, mi sento molto più sicura, è un percorso protetto al contrario degli altri. Polizia locale, si può fare?  Perchè sarebbe una bella soluzione per i ciclisti, che eviterebbero di rischiare grosso tra le strade trafficate.
Con questo metodo passo piazza Monte Grappa e arrivo fino alla stazione delle FS, la mia meta finale. Tempo di percorrenza, si e no un quarto d’ora: ma giusto perchè sono tremendamente guardinga con questo mezzo, che non utilizzo da un bel po’ di tempo.

18.35: Arrivata alle Ferrovie dello Stato cerco la stazione dove lasciare la bici e la trovo in un posto un po’ illogico: la zona tra la biglietteria AVT e l’info point dei mondiali. Posizionata  dalla parte più pericolosa della via Milano, quella a tre corsie per le macchine. Io ovviamente, ormai dimentica della mia antica condizione di automobilista, ho preso la corsia riservata ai bus, una carreggiata più in là, e mi ritrovo dalla parte opposta. Morale: piuttosto che tornare dalla parte pericolosa della strada, mi carico la bicicletta sulla spalla e scendo i tre gradini che mi separano dalla fine della mia gita.
Non prima di essermi fatta fotografare dall’attonita operatrice dell’infopoint. Non le aveva mai viste le biciclette del bike sharing, il cui parchegio le sta proprio di fronte, e il fatto che una tipa si materializzi lì con quel mezzo la stupisce alquanto.
“Che belle che sono!” commenta “Ma restano qui? Anche la notte?”. Già, questo non lo so. Guardo la stazione FS, non esattamente un posto raccomandabile di notte, e mi sento un po’ responsabile. Del resto qui c’è una stazione, la più vicina a dove devo andare io. E poi devo provare se è vero che on line c’è la situazione in tempo reale della disponibilità delle biciclette.

h. 19.00:  E’ proprio  vero che on line c’è la situazione in tempo reale della disponibilità: tornata a casa dò un’occhiata alla pagina e, guardando dallo schermo del pc,  scopro che dove prima c’erano solo sei biciclette in piazza Repubblica, ora in piazza Repubblica ce ne sono 5 e la mia campeggia nella finestrella della stazione. Quasi quasi la ricontrollo per vedere se la rubano…

Epilogo
Venerdì 12 settembre, ore 9: è il primo pensiero riaccendendo il computer: la bicicletta è ancora lì? Virtualmente, sì.
Il mio primo bike sharing ha funzionato.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Settembre 2008
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