Erano arrabbiati perchè Dean non si decideva a morire

Lo seppellirono indossando le sue scarpe. Lo scrive il gip nell’ordinanza, da cui emerge un piano folle e crudele per sopprimere l’amico. L’ombra della droga, la bugia del cappellino

Il piano per uccidere Dean fu attuato con una lucidità sconvolgente: il delitto ebbe più fasi, segnate da violenza e sevizie, da parte di entrambi, e dal tentativo di crearsi un alibi precostituito. Dalla pagine dell’ordinanza del gip Giuseppe Battarino emerge un ritratto terribile del delitto compiuto da Andrea Bacchetta e Jacopo Merani. Premeditato, con sevizie, determinazione. E nato da un "contesto di disprezzo per la vita umana".
Ecco come l’orribile storia viene ricostruita dal giudice. Dean fu aggredito alle Bustecche, i due l’avevano invitato lì a farsi una canna, dicendo agli altri che lo avrebbero accompagnato a casa.
Il coltello era già nell’auto
: Jacopo usò la lama, Andrea lo prese a pugni. Ma dopo quella prima rabbiosa aggressione, Dean fu caricato in auto e portato al campo da calcio del Vivirolo, dove lo accoltellarono ancora. Sembra incredibile, ma la vittima non morì; rantolò e gemette e allora i suoi aguzzini lo caricarono nel baule della Matiz di Merani e se lo portarono in via Duno, dove lo finirono con quattro colpi di piccone al petto e al cranio. Due colpi a testa, secondo quanto ha dichiarato lo stesso Merani. Addirittura, dall’ordinanza, emerge che erano arrabbiati perché “Dean non si decideva a morire”.
I due giovani andarono a dormire, poi si accorsero di avere perso qualcosa alle Bustecche, ci tornarono: erano il cappellino di Andrea e il ciondolo a “V” che la fidanzatina di Dean aveva regalato al 17enne. Capirono che c’erano stati prima i carabinieri, e scapparono.
Il giorno dopo bighellonarono, fino a che, la notte (siamo a martedì) scavarono la profonda fossa e ci misero il corpo, che nel frattempo era stato chiuso nel cellophane e nascosto in garage.

E qui, c’è uno dei passaggi più machiavellici della vicenda. Andrea Bacchetta, indossò le scarpe della vittima, durante il lavoro notturno, per evitare che la terra del giardino rimanesse sulle sue scarpe. Una volta chiusa la buca, inventarono un alibi, che riferirono entrambi in questura: uno spacciatore ce l’aveva con Dean. Per il gip, si tratta solo di un tentativo di sviare le indagini. La volontà di uccidere fu eseguita con determinazione. Con unico “incidente di percorso”, la volontà di sopravvivere di Dean. Nel delitto c’è  la deliberazione preventiva, il desiderio di supremazia e il disprezzo della vita umana.

Il piano per sviare le indagini rivela anche una nuova verità: il debito per il cappellino, in realtà, deriva da una versione di comodo ordita da Andrea Bacchetta: come si diceva, si era accorto di aver perso il suo cappellino durante l’agguato alla Bustecche. Allora suggerì di riferire che l’aveva venduto, in precedenza, alla vittima. I due killer fecero persino sparire la batteria del cellulare di Dean , sempre per non essere localizzati. Da dove arriva questa abilitò criminale? Film o videogiochi?
Sul movente, è ancora buio, ma la pista degli stupefacenti, è quella che sembra più credibile.  I ragazzi conoscono i nomi di grossi spacciatori noti alle cronache e sanno molto sulle piazze dello smercio di droga. Poi c’è la noia, il vuoto, i videogame, le canne e tutto il resto. Ma anche l’orrore.

la pastasciutta prima del delitto

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Aprile 2009
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