La generazione Balotelli dei quasi italiani

Voci e testimonianze a confronto nell'incontro "Se da grande sarò italiano" dedicato ai giovani immigrati che si è tenuto alle Ville Ponti

cittadinanza acli convegnoItaliani lo diventeranno solo dopo aver compiuto diciott’anni. Poco importa se sono nati nel nostro paese, se vivono, studiano, sperano e sognano come i loro coetanei. Ma il futuro dell’Italia è costruito anche sulle spalle di questi ragazzi, quelli della "generazione Balotelli", come l’ha definita Mario Marazziti della Comunità di Sant’Egidio. Nel pomeriggio di oggi, nell’ambito di "Le piazze del mondo", le Acli provinciali hanno organizzato il convegno "Se da grande sarò italiano" dedicato alla cittadinanza e al domani delle seconde generazioni di immigrati. In loro si riflette tutto il cambiamento sociale vissuto negli ultimi anni nel nostro paese. «Nel ’91 – ha raccontato il sociologo Aldo Bonomi – svolsi un lavoro per il Cnel su questo tema. Feci da Varese a Trapani incontrando le comunità locali per discutere dei problemi degli stranieri e trovai un comune sentimento di accoglienza. Era il momento di mostrare a un paese di emigranti la discontinuità: l’Italia era diventata una meta e non più una terra dalla quale ci si allontanava. Negli anni però è tutto cambiato: dai primi sbarchi di migranti albanesi il pendolo ha iniziato a oscillare dalla parte opposta. Il "noi" ha cambiato di significato facendo posto rapidamente alla "sindrome da invasione". Da quel momento in avanti il tema divenne caldo anche per la politica ma i problemi non mai stati risolti».

aldo bonomi acli vareseIl cambiamento vissuto negli ultimi vent’anni dalla società italiana è il presupposto di tutta l’analisi di Bonomi: «i flussi impattano i luoghi e li cambiano antrpologicamente. E le migrazioni sono un flusso, uno dei fenomeni più potenti da questo punto di vista tanto da generare un’apocalisse culturale. La società ha assistito alla dissolvenza della comunità originaria nel territorio ma anche delle appartenenze di classe o delle identità nazionali. Un venir meno di qualcosa che ha lasciato gli individui spaesati e alla ricerca di una comunità che non c’è più. Per molti questo si è trasformato in voglia di comunità di rancore: non si cerca l’altro per farsi prossimo ma per difendersi da ciò che è altro da sè. Ne consegue la voglia di perimetrazione e sicurezza e Varese è terra maestra da questo punto di vista». Dall’altra parte c’è però chi il perimetro lo vuole superare: come Don Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana che ha testimoniato il valore della rete dei volontari e degli operatori, quelli che i problemi li affrontano ogni giorno, faccia a faccia con chi li vive. Sergio Moriggi, presidente delle Acli varesine ha illustrato il cammino intrapreso dall’associazione per promuovere l’incontro e lo scambio di cultura tra i cittadini italiani e stranieri nella nostra provincia. In sala era presente anche l’assessore ai servizi sociali del comune Gregorio Navarro oltre a Don Gilberto Donnini e l’onorevole del Pd Daniele Marantelli

andrea olivero convegno acli varese cittadinanza«Il tema è cruciale per il nostro futuro – ha commentato nelle sue conclusioni il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero -, l’immigrazione chiama tutti quanti in gioco. Penso alle parole della "Caritas in veritate" che ci invita a costruire un nuovo pensiero. Dobbiamo riuscire a trovare un modello che ci aiuti a comprendere e far comprendere l’alfabeto dell’integrazione». «In Italia convivono oggi 191 etnie diverse e si parlano 100 lingue differenti – ha spiegato Antonio Russo, responsabile nazionale immigrazione delle Acli -.  Ci sono 900.000 minori stranieri vale a dire il 20 per cento del totale. Sono loro che ci devono interrogare sul futuro, che pongono la domanda "Cosa succederà quando diventeremo italiani?". Ma mentre il cambiamento è evidente assistiamo a un colpevole ritardo della politica che continua a rimandare le scelte strategiche e al quale si accompagna la preoccupazione per la crescita dei casi di razzismo: solo su Facebook in un anno sono spuntati 350 gruppi con contenuti xenofobi e discriminatori»


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Pubblicato il 05 Giugno 2010
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