Malavita, dall’odio razziale al patto tra gang
L'ultima inchiesta della procura ribattezzata "Città nostra" rivela uno spaccato di città dove ex ultras gestiscono il mercato della droga insieme alle bande albanesi. Un tempo erano nemici
Che cosa c’entrano l’ex ultras dello stadio Filadelfio Vasi (la biografia) e la malavita albanese? Il sospetto è che ci sia un patto tra criminalità italiana e albanese per il controllo della città: spaccio di droga, ma anche acquisti di locali e forse altro. E infatti è «Città nostra» il nome scelto dagli inquirenti per l’ultima infornata di arresti che ha portato alla chiusura della Sala Bingo di Giubiano, ma che è partita dalle indagini su Vasi.
IL RAZZISMO
Secondo gli inquirenti non bisogna farsi confondere dalla patina di odio razziale che vi sarebbe stata in passato tra i settori più accesi delle curve e gli albanesi. E’ vero che una parte della tifoseria si richiama a ideali di estrema destra, è vero anche nel 2005 vi fu una caccia all’albanese, ma tanti sono quelli che allo stadio non ci vanno più da tempo e la filosofia ultrà non c’entra più nulla.
IL CONTROLLO E BOTTE COI NORDAFRICANI
L’ odio profondo di un tempo è diventata aperta collaborazione in un certo sottobosco notturno di Varese. In particolare esponenti della banda di Vasi avevano rapporti di affari tra gli albanesi arrestati alla sala Bingo stanotte. Quando il pm Abate e i carabinieri iniziano le indagini sul tentativo di fuga dell’ex ultrà dal tribunale di Varese, arrivano a tirare le fila di una serie di episodi che slegati tra loro potrebbero sembrare di piccola criminalità, ma che hanno un filo comune. Diversi locali sono utilizzati per spacciare e riciclare denaro, ci sono incendi e ripicche e lo spaccio per strada a Varese si controlla con la violenza, come accadde in agosto davanti alla stazione di Varese quando tra nordafricani e albanesi finì a mazzate e coltelli. Rimangono tuttavia ancora molte cose da capire.
SPARI E INCENDI
Il rapporto tra personaggi in passato transitati per le curve e gli bande di stranieri sono oggetto anche di altre inchieste. Un altro filone arrivato in procura negli anni scorsi con il pm Tiziano Masini riguarda ad esempio il mondo dei buttafuori, ed è finito con le condanne per il tentato omicidio ai danni del maresciallo dei carabinieri di Porto Ceresio, che secondo le accuse fu ordinato da un imprenditore varesino del settore, Gianluca Salzano. Un’ennesima inchiesta sulla malavita del Varesotto è affidata sempre al pm Abate e ha intercettato una guerra interna all’ambiente ultras avvenita nel 2010 con protagonista sempre Filadelfio Vasi e che tirerebbe in ballo incendi a locali di Varese e violenze.
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