Polo chimico, Insieme: “Il costo della bonifica non ricada sul Comune”

Insieme per Castellanza denuncia l'inquinamento dei terreni dentro e fuori dall'area che Agrolinz (Ami) dovrebbe cedere a Borgo Olona, e attacca ancora una volta il sindaco Farisoglio, già dirigente di Ami

Prima la bonifica, poi ogni altra ipotesi di interventi, rilanci, rinqualificazioni e quant’altro. Insieme per Castellanza (IpC), con i consiglieri comunali Lidia Zaffaroni e Michele Palazzo, e il Comitato No PalmOil presieduto da Walter Chert, alla presenza di Andrea Barcucci per Legambiente Busto Arsizio, incontrando la stampa ribadiscono con forza il proprio punto di vista sulla vicenda del polo chimico ex Montedison.
Soprattutto preoccupa gli esponenti del gruppo consiliare che la bonifica del polo chimico finisca per ricadere interamente sulle spalle del Comune.

Anche perchè nei prossimi giorni Agrolinz Melamine Italia (AMI) dovrebbe formalizzare la cessione delle aree in suo possesso alla società Borgo Olona srl, socia al 20% di BEC che aveva lanciato il progetto della centrale a olio di palma , sviluppo in parte già preannunciato da Insieme nell’estate 2007 e poi rimasto "in sospeso" per le resistenze politiche e la questione bonifica. IpC e No PalmOil temono che l’"operazione Borgo Olona" divenga in qualche modo un’autostrada per l’"uscita morbida" di Agrolinz da una situazione spinosa.
«Borgo Olona ha circa 80.000 euro di capitale sociale; fino al 2007 risultava inattiva, e ora acquisirà l’area senza alcuna responsabilità, ovviamente, per l’inquinamento pregresso» relaziona Zaffaroni visure alla mano. «Agrolinz-AMI invece ha alle spalle il gruppo Borealis che è un gigante internazionale della chimica. E qui abbiamo a che fare con una bonifica che potrebbe costare sui 10 milioni di euro. Se chi è tenuto a bonificare non lo fa, per la legge poi è il Comune a doversene fare carico».

Risalgono all’autunno 2007 i dati che denunciano, come spiega la capogruppo di IpC Lidia Zaffaroni, un inquinamento di vecchia data. «All’interno come all’esterno dell’area del polo chimico» dice, «si superano i limiti di soglia ammessi per varie sostanze, metalli pesanti, fra cui mercurio, e idrocarburi. Anche i terreni esterni all’area su cui sono stati fatti prelievi sono inquinati fino a tre metri di profondità, con presenza di piombo, zinco, rame, mercurio». Preoccupa soprattutto l’arsenico nelle acque di falda superficiali sotto lo stabilimento, «quelle ancora usate da undici pozzi che pescano tra i 10 e i 40 metri di profondità». Infatti, spiega Zaffaroni, decenni fa «le ceneri di pirite frutto della lavorazione dell’acido solforico, piene di arsenico, sono state interrate in qualche modo»

Quanto alla falda in cui si preleva l’acqua potabile è almeno un centinaio di metri più profonda e non vi sarebbe pericolo diretto. Egualmente «Regione, Provincia e Arpa più volte hanno sollecitato Agrolinz Melamine Italia (AMI) a realizzare una barriera idraulica per evitare che gli inquinanti raggiungano la falda potabile. Questo autunno AMI si è fatta carico del progetto, ma fin qui nulla di concreto si è visto». Ancora di recente, in dicembre, in conferenza dei servizi la Regione ha sollecitato tutte le aziende presenti nel polo chimico – AMI, Perstorp, ABC Tessile, TMC srl, Lamberti SpA, Chimica Pomponesco, per poco più di un centinaio di addetti – a compiere una caratterizzazione (analisi scientifica) del rispettivo lotto.

Non mancano ovviamente gli attacchi al sindaco Fabrizio Farisoglio, già dirigente proprio di Agrolinz presso il polo chimico castellanzese, con buona pace della sua dichiarata volontà di non essere strumentalizzato. «Già nel 2001 una lettera da lui firmata quale direttore tecnico confermava la presenza nell’area di inquinanti, probabilmente "a causa di lavorazioni pregresse". E l’anno dopo si insistette con la società per un piano di caratterizzazione dell’area». Agrolinz-AMI peraltro si era fatta valere con la precedente proprietaria dell’area Montedison, ricorda Zaffaroni, ottenendo 1,4 miliardi di vecchie lire per bonificare due depositi chimici con rifiuti speciali rinvenuti e non segnalati prima dell’acquisizione dell’area. 

Quando Farisoglio è stato eletto sindaco le mosse del Comune in materia di richieste di bonifica ad AMI («l’inquinamento è un dato storico accumulato negli anni, ma acquisendo l’area sapevano dei rischi connessi» la tesi di IpC), non sono state immediate secondo quanto disposto dall’art. 242 del dlgs 152/2006, il Testo unico sull’ambiente. «Se la magistratura è intervenuta per fare luce sull’inquinamento dell’area, è anche per via dei ritardi nel prendere le contromisure» sostengono Insieme e No PalmOil. «Il sindaco si sente ancora dipendente di Agrolinz» attacca Michele Palazzo, «ci sono delle inadempienze da parte dell’amministrazione. Il primo cittadino è il responsabile della salute dei castellanzesi: una volta accertato l’inquinamento, avrebbe dovuto chiedere subito una bonifica, non solo una messa in sicurezza». «Quanto a noi», concludono IpC e No PalmOil, «chiederemo di essere ammessi in conferenza dei servizi in qualità di rappresentanti della popolazione interessata, come prevede la legge regionale, o almeno di potervi inviare documenti».

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Pubblicato il 27 Gennaio 2009
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