A cena con i potenti d’America nel ricordo della Resistenza

Un invito insolito quello giunto a Mario Colombo dell'Anpi di Gorla Minore: una cena di gala a Washington, presente anche il generale Petraeus, "pompiere" USA del pantano iracheno

Invitato a cena con la crema del potere a stelle e strisce. Singolarissimo invito quello giunto per posta la settimana scorsa a casa di Mario Colombo, rappresentante dell’Anpi di Gorla Minore e custode di memorie resistenziali della Valle Olona e non solo. Il prossimo sabato 2 maggio sarà a Washington, presso l’Hotel Oriental, non lontano dalla Casa Bianca. La cena di gala è indetta dalla Oss Society, che ricorda l’Office of Strategic Services, il servizio segreto militare Usa della Seconda Guerra Mondiale di cui fece parte tra l’altro quel tenente Aldo Icardi, ufficiale italoamericano di collegamento con la Resistenza nella missione Chrysler, che Colombo ebbe modo di conoscere ed apprezzare durante il conflitto. La cena sarà l’occasione per consegnare al generale David Petraeus, comandante in Iraq (con successo, sul piano politico prima e più che militare) dal febbraio 2007 al settembre 2008, attualmente a capo dello United States Central Command. Un prestigioso riconoscimento per i servigi resi alla patria gli verrà consegnato dalla Oss society durante la serata: lo William Donovan Award (William "Wild Bill" Donovan fu di fatto il fondatore dei servizi segreti statunitensi). Tra gli sponsor della serata potenti società che affiancano i più esclusivi ambiti del potere americano, e un "certo" Ross Perot, ricco magnate texano, già candidato presidenziale nel 1992 e 1996.

Il 2 maggio, dunque, Mario Colombo sarà a Washington. Per la prima volta: ha avuto una vita piena, è stato a lungo anche in Egitto (dove ha recuperato documenti di eccezionale pregio e valore storico venduti come carta straccia), ma in America non è mai andato. «Sarà un occasione per incontrare amici con i quali mi sento abbastanza spesso, aggiornandomi su fatti di ieri e di oggi. Ho ancor un amico, G.K. Mathison, che mi scrive da Cañon City, Colorado, e sono in contatto, oltre che Icardi e sua figlia Patricia, con Bill Corvo, figlio di Max». Contatti antichi che porteranno un pezzettino di storia della Valle Olona al vertice del potere mondiale, laddove si celebra un abile generale figlio di tutt’altra epoca rispetto a quella della Resistenza: quella dell’iperpotenza, con l’aquila solitaria degli Stati Uniti impegnata a domare un mondo insofferente e sempre meno disposto ad abbozzare.

«Tutta gente che conta, e tanto, da ogni parte del mondo: io sarò il più "piccolo" lì dentro» commenta quasi intimidito Colombo, oggi 79enne, che conobbe gli americani della missione Chrysler da ragazzino, quando suo fratello maggiore Giancarlo era commissario della 102a Brigata Garibaldi operante in Valle Olona. Fu così, tra i rischi della collaborazione con la Resistenza che un ragazzino della sua età correva – staffetta, portaordini, trasporto munizioni spesso «letteralmente sotto gli occhi del nemico, ricordo quando passavo in bici con le armi nascoste tra i cavalli di frisia e i tedeschi con elmetto e baionetta inastata…» che Mario Colombo ebbe modo di conoscere personaggi come il tenente Aldo Icardi (vivente, e invitato alla cena), Max Corvo, "Al" Materazzi. Gente che contava nell’Oss, organismo predecessore della CIA ma decisamente vocato in senso militare, dati i tempi. Su Icardi Colombo ci aveva già in passato fornito qualche "chicca" relativamente al controverso caso della morte del maggiore Holohan, per il quale ancrora oggi il tenente italoamericano è ufficialmente fuorilegge in Italia (innocente, ribadisce Colombo: le colpe andavano cercate altrove, e ci scappò almeno un altro morto che "sapeva troppo"). Proprio Icardi fu nel 1944-1945 al centro di delicate e segretissime trattative con l’obiettivo della resa di Mussolini e della sua consegna agli alleati. Trattative poi sfumate. «Icardi avrebbe dovuto prendere in consegna Benito Mussolini» ribadisce Colombo sulla base di quanto ha saputo e raccolto nei decenni. «Negli ultimi mesi di guerra di tanto in tanto nel Biellese per incontrarsi a Cossato in una villa con il ministro della Repubblica di Salò Paolo Zerbino. Alla fine questi gli fece trovare sul lago di Garda (centro amministrativo del potere nazifascista ndr) i documenti del ministero di cui era responsabile, quello degli Interni. Lui però non si salvò. Sua moglie» ricorda Colombo «il 27 aprile 1945 giunse disperata a Busto Arsizio per cercare di salvare il marito tramite i buoni uffici di Icardi con la Resistenza, ma era troppo tardi. Il giorno dopo a Dongo Zerbino fu tra i gerarchi fucilati dai partigiani». Pietà l’era morta: l’avevano ammazzata vent’anni di olio di ricino e manganello, culminati in morti assurde fra le onde del Mediterraneo, i ghiacci di Russia e le sabbie di Libia, e infine nell’umilazione di un Paese conteso fra due eserciti stranieri e nella tragedia della guerra civile tra italiani.

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Pubblicato il 11 Marzo 2009
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