La telecamera ha ripreso l’attentato: “Due uomini col bomber”

E' stata piazzata un mese fa nella casa di un cittadino che ha la finestra della cucina sopra la sede della Lega. I militari hanno prelevato il contenuto: si vede tutta la scena

Le indagini sull’attentato alla sede della Lega Nord sono partite questa notte alle 3, quando i carabinieri sono entrati a casa della famiglia Bodini, gemoniesi doc, vicini di casa della sezione locale del carroccio. Nella cucina di uno dei membri della famiglia, al primo piano, un mese fa i carabinieri hanno piazzato una telecamera, che dalla finestra riprende la via Marsala e punta dritta sulla porta della sezione, già colpita da un petardo un anno fa. «Doveva rimanere solo tre giorni – spiega uno dei padroni di casa, Roberto Bodini, professione artigiano – perché c’era stato un raduno di giovani di destra in un’area qua vicino e i carabinieri temevano qualche colpo di testa. La telecamera, chissà perché, è invece rimasta fino a oggi e questa notte i carabinieri hanno preso le immagini».  I militari hanno prelevato con una chiavetta usb il contenuto; la telecamera ha una visuale a 360 gradi, la serata era nitida, l’affidabilità del mezzo è testata dalle forze dell’ordine. La ripresa è dunque abbastanza comprensibile.  Chi ha visto le immagini – questa notte – racconta di un primo passaggio, in automobile, un secondo a piedi, forse un sopralluogo, e infine alle 2 e 45 circa l’attentato. Si tratta di due uomini, probabilmente due giovani, vestiti entrambi con un giubbotto bomber; in testa avevano il cappuccio della felpa, sugli occhi degli occhiali. Si sono chinati e hanno acceso la miccia. Provenivano dalla piazza della chiesa e sono tornati indietro nella stessa direzione.  Le immagini piazzate al primo piano del cortile abitato dai Bodini, in queste ore, vengono confrontate con le altre telecamere in entrata e uscita dal paese e non dovrebbe essere difficile individuare l’automobile.  I resti dei petardi utilizzati sono stati prelevati dal reparto operativo dei carabinieri di Varese tra la notte e la mattina. Gli inquirenti questa mattina avevano coperto con dei manifesti la scritta «Antifa» (già comparsa quando la porta della sede provinciale venne sporcata con schizzi di vernice) e non consentivano alle tv di riprenderla; i carabinieri sul posto raccontavano di aver avuto questo ordine per non esacerbare gli animi, ma nel pomeriggio un comunicato della questura ha parlato senza reticenze della scritta, fatta probabilmente poco prima del botto. La procura delle repubblica ha aperto un fascicolo per esplosione e danneggiamento (pm Maurizio Grigo e Sara Arduini).

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Pubblicato il 29 Dicembre 2010
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