“Il vostro sindaco ha mangiato come un ippopotamo. E ho pagato io”

Successo per lo spettacolo di Beppe Grillo al PalaYamamay. Politica ed economia sempre nel mirino

L’impresa di raccontare Beppe Grillo non è delle più facili. Perdonateci, dunque, se delle quasi tre ore in cui il genovese con il suo "Delirio tour" si è lavorato il suo pubblico al PalaYamamaY di Busto Arsizio non potremo che dare "brevi cenni dell’universo". Lui stesso del resto, saltando di palo in frasca, fatica a dare un ordine preciso a una materia incandescente, magmatica e mutevole come la vita. Quella vita di cui si farà beffe proprio alla fine, infilandosi in una bara, la voce che esce appesa al filo del microfono, riflettendo filosofico. Ma nel momento zen, mentre già si parla di reincarnazione, scatta la battuta. «La bara è in legno riciclato, costa 45 euro, ci puoi fare un funerale con 300 euro. Quando l’hanno saputo, a Genova volevano ammazzarsi tutti».

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Beppe Grillo a Busto Arsizio 4 di 13

Grillo non si ferma un attimo, non dà pace al suo pubblico, lo stringe, lo abbraccia, lo apostrofa, lo rimprovera, lo esorta. L’invettiva è appena meno feroce, il pienone appena meno totalitario, di un anno e mezzo fa. Tanta l’acqua passata sotto i ponti, i V-Day hanno proiettato Grillo sul palcoscenico politico come fondatore di un movimento che in primavera, con liste civiche nei Comuni d’Italia, sarà messo alla prova.

Beppe si è guadagnato un gran numero di nemici e denigratori, lo dice subito: ha sentito i colpi. «Sto sui c…i a tutto l’arco costituzionale, a tutti i giornali, alle Giunte e al sindaco, soprattutto al vostro: l’ultima volta siamo usciti a cena, ha mangiato come un ippopotamo e poi ho pagato io… (la più grave offesa per un genovese ndr)» si vendica tra le risate dopo le polemiche dei giorni scorsi. Di sassolini da togliersi dalle scarpe ne ha, la stampa è fra i suoi bersagli preferiti, salva sì e no quella online. È avvelenato per i titoloni odierni sulla bocciatura dei suoi referendum per abolire dell’ordine dei giornalisti, i finanziamenti pubblici all’editoria e la legge Gasparri sulle frequenze tv, ufficialmente per numero insufficiente di firme – «ma se ne ho portate a Roma in camion un milione e seicentomila…» A Grillo non pare vero di notare che a presidedere l’apposita commissione per i referendum che lo sentirà tra due settimane è il giudice di Cassazione Corrado Carnevale.

I riferimenti alle nequizie bustesi e varesotte non mancano – «qui avete un treno che scivola all’indietro sulle foglie – scherziamo? i pendolari pagano!» A dare il suo a Busto Arsizio ci pensano i soci del locale meetup, pronti alla discesa in campo come lista civica e che hanno appena messo online il bilancio del Comune; per bocca di Debora Crespi danno il quadro di alcuni scandali cittadini. Sfilano così le passerelle ciclopedonali dei Cinque Ponti tuttora non finite e costate 800mila euro l’una, le rotonde da mezzo milione di euro (vengono menzionati piazzale Kennedy e piazzale Tripoli), i 20mila euro stanziati per accogliere il ministro Alfano… Per contro quale buon esempio viene citato il Comune di Canegrate, presente con il vicesindaco Mirko Marcolongo, che sta lavorando sul bilancio partecipato e sul lato ambientale.

La politica e l’economia sono il suo pane satirico. Obama «mi ha fatto sentire vecchio, è nato dalla Rete, non prende soldi da petrolieri e lobby. Noi abbiamo Andreotti, Cossiga, e poi nani, ballerine, mignotte e ruffiani al governo, lo psiconano che fa battute e dice che viene frainteso. Il problema è che noi lo conosciamo, gli stranieri no…» La scuola: il ministro Gelmini è liquidata come «una funzionarietta» (stesso epiteto che toccherà al collega Scajola relativamente ad Alitalia). «Dov’è la Lega, con Bossi che prima ne diceva di tutte a Berlusconi e ora ingoia rospi così per il federalismo che non si farà? Dov’è quando si tagliano 40 milioni ai Politecnici di Milano e Torino e se ne dà il triplo a Catania, o 500 milioni a Roma, devastate dai debiti?» Ce n’è anche per il "nostro" Roberto Maroni, che da ministro dell’Interno si prende il suo per i fatti di piazza Navona con le cinghiate ai ragazzini: «Una camionetta in mezzo a una manifestazione una cosa usuale? Ma dove? Al prossimo V-Day mi porto un panzer». Grillo "punge" anche il Capo dello Stato: «Nessuna offesa, come dicono i giornali, ho solo detto che dorme, come Morfeo, e quando è sveglio… "monita". Ma voi ve lo vedete Sandro Pertini che firma il Lodo Alfano? Quello chiamava i carabinieri!».

Le voci del buonsenso, del futuro, per Grillo sono Barack Obama, Bob Kennedy e il suo storico discorso sul Pil, l’economista Premio Nobel Joseph Stiglitz che parla di "asimmetria dell’informazione" come limite di un libero mercato mai davvero esistito – «chi vende sa tutto, chi compra niente, altro che autoregolazione: i veri comunisti sono i capitalisti che chiedono aiuti di Stato»; e ancora l’ecologo Lester Brown che sottolinea la drastica rapidità del riscaldamento globale «mentre da noi lo si nega, si dice che costa adeguarsi alla strategia ambientale dell’Europa, che darebbe lavoro a tanti invece…», Jeremy Rifkin instancabile apologista dell’energia rinnovabile e delle reti di microproduzione e scambio energetico. Ma anche Andrea Bagaglio, presente sul palco: medico del lavoro per trent’anni attivo presso l’Asl varesina e "rompiscatole" in nome della sicurezza dei lavoratori, oggi ai minimi storici per mancanza di mezzi e personale di controllo, denuncia.

Sulla crisi, Grillo denuncia i mutui subprime, il bailout a stelle e strisce («700 miliardi di dollari: carta!»), ma anche il meccanismo  del debito cumulativo – «se investivi un dollaro alla nascita di Cristo, oggi il tuo capitale al 2% annuo era a diciassette zeri». Ovviamente Alitalia non può mancare, e la lettura dell’elenco dei nomi dei "capitani coraggiosi" della "cordata" di Cai diventa un campionario lombrosiano di condannati per crac vari indultati "provvidenzialmente" sotto lo scorso governo, affossatori di aziende strategiche acquistate a debito grazie a padrini politici, cementificatori a oltranza, padroni di esorbitanti rendite da pubbliche concessioni. «L’intero settore aereo è in crisi. Quelli della Cai vogliono lasciare a noi la bad company con debiti ed esuberi, e tenersi loro la good company in attivo. È come se ti fai la good family con l’amante, il weekend e le vacanze, e la bad family con la suocera, il lavoro e il mutuo da pagare»…

Grillo tuona contro i nuovi «Casalesi che ci chiedono il pizzo» per acqua, elettricità, gas, autostrade, unici settori che "tirano" sempre. Ne ha anche per chi vorrebbe tornare al nucleare, come Scajola «che parla di 20 centrali, un delirio, l’uranio durrà altri 60 anni e costa 75 dollari l’oncia». Mentre il riscaldamento globale avanza, «le Maldive e Kiribati hanno già chiesto aiuto per comprarsi un pezzo di terraferma, stanno per affondare», l’unica notizia buona è, dice Grillo, che quando Kiribati sparirà nelle acque del Pacifico «l’Italia guadagnerà una posizione nella classifica della libertà di stampa: oggi è al 65esimo posto».

Il presente è amaro, il futuro è altro. È nella Biowashball, una palla ripiena di granuli elettrostaticamente attivi di ceramica che riduce quasi a zero l’uso di detersivo in lavatrice (e Grillo fa il bucato "in diretta"); è nella politica "rifiuti zero", nei Comuni ricicloni che superano l’80% di differenziata. E nel finale, prima del "vaffa" alla politica, c’è tempo per cantare beffardo anche le magnìfiche sorti e progressive della "democratizzazione" del sesso online con YouPorn, in mordace polemica con le ultime proposte repressive sulla prostituzione.

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Pubblicato il 11 Novembre 2008
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